A chi non è noto il personaggio di Vincent van Gogh? Egli è noto a tutti, anche a chi sembrerebbe molto disinteressato alle biografie dei pittori.
L'arte di van Gogh, accompagnata da una tempra fortemente emotiva, la ricerca di affettività, dentro e fuori le mura domestiche, l'irrequietezza interiore, hanno fatto di lui l'esponente più alto di quel disagio esistenziale che comincia a farsi sentire negli animi più sensibili verso la fine del XIX secolo. Alcuni studiosi vollero studiare la malattia di questo personaggio più per curiosità, che per impegno morale. Egli era buono, religioso... Portato a scatti di collera, che danneggiavano soltanto la sua salute. Nel 1922 Karl Jaspers diagnosticò il suo male come schizofrenia. Più tardi ha avuto credito anche la diagnosi di epilessia, dovuta ad una vita raminga ed a un temperamento ipersensibile.
Vincent Willen van Gogh nasce il 30 marzo del 1853 a Groot Zundert da Anna Cornelia Carbentus e Theodorus van Gogh pastore della comunità riformata olandese. Il periodo della formazione culturale di Vincent, subisce diversi cambiamenti: per il primo anno studia nel paese natale; poi si istruisce privatamente nella casa paterna e, infine, in un'altra scuola, dove rimane per circa quattro anni e da dove il padre lo dimette a causa dello scarso rendimento e per le precarie condizioni della famiglia.
Sempre, i genitori lo affidano come apprendista ad uno zio di nome Cent che operava nel mondo dell'arte ed era associato alla famosa casa d'arte parigina Goupil & Cie; Vincent lavora inizialmente alla succursale dell'Aja con l'incarico di vendere riproduzioni di opere d'arte e, in seguito, lo troviamo col medesimo incarico a Londra. Come sappiamo Vincent, oltre ad essere in taluni momenti bizzarro ed aggressivo, è molto incline all'innamoramento: il suo bisogno di affettività, lo porta a cercare amore e comprensione anche presso le prostitute. A Londra si innamora della figlia della pensionante, Eugenia Loyer, ma la ragazza lo respinge; per questo rifiuto che gli provoca grande amarezza, egli cade in uno stato di depressione. Poco dopo viene licenziato. Sulle orme del padre, Vincent che ama la teologia, si decide a fare il predicatore; egli però non ha l'eloquenza del padre e per il suo carattere impulsivo, il Concistoro delle Chiese Protestanti del Belgio, chiede il suo allontanamento.
È soltanto nel 1880 che egli si iscrive all'Accademia delle Belle Arti di Bruxelles. In tutto il suo itinerario artistico, Vincent ha sempre l'appoggio e l'incoraggiamento del fratello Theo che diventa per lui, la sua guida spirituale ed artistica.
Theo, diventato, direttore della filiale parigina sul Boulevard Montmatre della Goupil & Cie, aiuta il fratello, anche, economicamente, facendo si che la galleria acquisti le sue tele.
Vincent non ha una cultura artistica specifica, ma è più che altro, un autodidatta. Il suo maestro preferito è Millet. Con grande passione Vincent comincia a dedicarsi alla rappresentazione di scene campestri e ritrae i contadini nella propria autenticità, ruvidi nei tratti, sofferenti nell'espressione. All'artista piace rappresentare persino l'inciviltà della gente di campagna persone ingenue, veritiere... Spera che in un'epoca migliore la figura del contadino venga riabilitata e si erga vincente sulle ipocrisie del mondo cittadino.
Vincent conosce anche gli impressionisti che, in un primo tempo, non gli piacciono in quanto le loro tele gli appaiono troppo chiare. In un secondo tempo cambia però opinione: schiarisce le proprie tele ed esprime ammirazione per Renoir, Monet, Pissarro e i nudi di De Gas, tutti artisti che gli avranno sicuramente insegnato qualcosa. Pur rimanendo affascinato dagli impressionisti, pur essendo attratto dal Puntinismo, possiamo dire che Vincent van Gogh, rimane un pittore a sé. Egli è l'artista che, senza esitazione, ha voluto sperimentare l'uso di pennellate diverse, allungate, puntinate, a virgola trasferendo nella tela il proprio stato d'animo. Nell'estate del 1889, Vincent dipinge alcune tele nelle quali rappresenta i cipressi, poiché il tema della morte è molto presente nella sua mente. Possiamo notare che la massa scura degli alberi contrasta con il cielo e il paesaggio i cui colori sono invece molto più chiari. Le lunghe pennellate ora parallele, ora sovrapposte, seguono un ritmo ondulatorio.
Il periodo più felice, ma anche quello in cui accadono gli episodi più strani è quello che vede il pittore nella città di Arles. Il sole del Mediterraneo gli conferisce energia creativa ed egli dipinge i Girasoli che esprimono solarità, quella che l'autore avrebbe voluto cogliere e dimostrare con maggiore frequenza. Ad Arles appartengono anche i delicati dipinti che riguardano i frutteti: sono quadri che esprimono molta poesia e senso di rinascita.
Vincent van Gogh, potrebbe essere felice perché ha la sua arte e attraverso essa, egli riesce ad esprimere anche il meglio delle proprie qualità; tuttavia le delusioni sentimentali e le incomprensioni con alcuni amici contribuiscono a far sì, che egli non riesca a sconfiggere la propria malattia.
Sempre ad Arles, durante una lite, si scrisse, di un'aggressione con un coltello, l'amico Gauguin che spaventato, decise di dormire in un altro albergo e poi lasciare Arles.
Il 30 dicembre 1888 su un settimanale arlesiano viene pubblicato un fatto sconcertante: Vincent si reca in una casa di tolleranza e chiede di una certa Rachel, la ragazza si presenta e riceve dalle mani del pittore... il proprio orecchio, con la raccomandazione di averne la massima cura. Informata del grave episodio, la polizia si reca alla casa del pittore e lo trova nel letto, quasi morente; Vincent viene ricoverato all'ospedale. Gauguin viene raggiunto da Theo e i due assistono il povero malato.
La convalescenza è lunga e faticosa; ma, alla fine, ne esce salvo.
Le sue crisi, purtroppo, continuano ed egli un triste giorno, il 27 luglio 1890, mentre si trova nei campi si spara un colpo di pistola ponendo fine alla propria vita; morirà il 29 luglio.
- Blog di Giuseppina Iannello
- 1058 letture