Scritto da © Giuseppina Iannello - Sab, 20/09/2014 - 18:26
Le famiglie ecclesiali
dalla biografia di nonno Letterio
Ci fu un tempo, molto breve della nostra storia, nel quale i sacerdoti, grazie ad un decreto vescovile, ricevevano la facoltà di sposarsi; il matrimonio e la famiglia venivano riconosciuti, infatti, nel loro valore di complemento all'Amore universale. Il decreto fu accolto con gioia, da tutti quei cattolici per i quali il Cattolicesimo, è soltanto un aspetto, riconosciuto, della religione in sé. Non dottrina, quindi, da impartire, mediante il ricorso alle parabole, ma invito alla introspezione, ai buoni sentimenti, la nostra religione, alla stregua di tutte le grandi filosofie, è verità che si fa scienza. Sentire la vocazione religiosa, significa poi, far tesoro, di quella condizione dell'anima, in cui il credente, entra in intimo colloquio con se stesso, si interroga su molte cose. Incontra la risposta dell'Ente Creatore. Nel nostro paese, non pochi sacerdoti, accogliendo le verità dei padri della Chiesa, e ispirandosi al Luteranesimo, sceglievano di sposarsi.
Nascevano le famiglie ecclesiali: quelle dei De Meis; dei Fernantes, dei Ferretti, dei Cipriani.
Le famiglie ecclesiali, purtroppo, erano destinate a sparire perché man mano si formavano, venivano debellate. I detrattori del Cristianesimo, che amavano definirsi chierici, volendo a tutti i costi il celibato, ricorsero a varie strategie per annientare i “preti” sposati e le loro famiglie. Il veleno cominciava ad insinuarsi dappertutto... Nelle cucine, nei cortili, all'interno delle stesse Chiese... Un giorno Giuseppina e Letterio scoprirono il veleno in una vivanda; capirono: per il colore insolito che questa presentava, nonché per l'odore nauseabondo. Naturalmente, non assaggiarono la minestra... Ma il terrore imperversava; si erano verificate diverse mortalità, dai medici attribuite alle peggiori epidemie. Si viveva nel panico... Finché un giorno, Giuseppina, decise di bere dal fiore dell'oleandro, aggravando le proprie condizioni.
«Meglio il veleno di un fiore» disse tra sé, che quello dei nemici. Poi, rivolta a Letterio che nulla sapeva, gli disse: “Io morirò però, di mal sottile...” E un altro giorno: “Sposiamoci, domani stesso... E ovunque andremo, Ti raggiungerò. Te lo prometto; non piangere.”
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