Scritto da © Giuseppina Iannello - Ven, 22/11/2019 - 15:51
C'erano una volta due maestre,
una buona,
l'altra meno buona.
Tutti gli anni
quella meno buona
chiedeva alla collega
gli scolari più vispi:
li avrebbe uniti ai suoi:
tutto per onorare
con magnifici saggi,
il bel mese di maggio,
odoroso di fiori.
Violetta, no, non era stata scelta;
non lo era mai.
Tra file di banchi corvini,
tra le pareti bianche,
un po' ingiallite,
restò nell'aula vuota
la bimba silenziosa.
Le rondini sui vetri
era pronte al volo,
i fiori in carta crespa
non erano sbocciati...
La bimba restò sola;
pensava alla sua vita...
(La vita tra dieci anni,
avrà lo stesso giogo?)
Poi, con l'amaro, in cuore
sedette al vecchio posto.
Ma, ecco all'improvviso,
si aprì l'austera porta:
ne entrò la titolare:
quella maestra mite
che nulla poté fare.
Scorsa la bimba in pianto,
s'avvicinò solerte:
“Cos'hai che piangi tanto?
A me puoi dirlo” e, intanto,
le fece una carezza.
La bimba alzò lo sguardo
mesto, riconoscente;
guardò la sua maestra,
ma, disse solo:
“Niente.”
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