Non ebbi che dal pianto,
il sogno insieme a Te;
sosto, domando al tempo, il senso dei miei dì.
Ma Tu, venivi pallida; sedevi accanto a me.
Surreges Mater mesta il dono dell'amo.
Non ebbi che dal pianto il sogno accanto a te;
Rifulge come perla del sole nel bicchier.
* * *
Che cos'è che al tramonto
Che cos'è che al tramonto, mio tenero amor,
mi riporta a quel cielo, nel tenero april?
Amore, non fraintendere; riprendi la lumiere.
Il tempo non può attendere l'aroma del caffè
la coltre si distende; sarò sempre con Te.
* * *
Potessi ad ogni ostacolo.
Non ebbi che il mio pianto del
sogno dell'amor,
vieni in quest'ora placida; ascolta il mio desir:
Potessi ad ogni ostacolo, dissolvere l'error,
ti stringerei al mio petto, dicendo sempre No.
Vieni in quest'ora pallida,
prendiamo quel caffè,
parliamo della sogliola nel brodo del suo te.
Il poeta era solito seguire, con una carabina sulle spalle, l'itinerario della sua fanciulla, perché si era accorto che persone malavitose, erano soliti pedinarla. Più volte, aveva cercato di persuadere la giovane a non far ritorno alla casetta, perché molto pericoloso, ma la poverina, solerte nei lavori di casa, quanto innamorata di Goethe e platonicamente corrisposta, benché avesse, talvolta terribili presentimenti, cercava di sdrammatizzare, pensando certo alla sua mamma. Una sera, il poeta, malato, riusciva a convincere Annette, a rimanergli accanto in una altra stanza. Ma quella stessa sera, ahimè, la giovane veniva uccisa nel cortile di casa.
Il poeta, non sentendola, la cerca per la strada, ma si accorge che ogni confine con altre strade, è stato volutamente tolto. Infine, sarà il fiume, nel vederlo disperato a dirgli: “Che fai?... Ritorna a casa; l'anima di Annette, ti sta aspettando.”
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