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Dalla biografia di nonno Letterio - L'intraprendenza di nonno Letterio

Nel mio quinto giorno di permanenza in casa dell'ammiraglio, essendo in presenza di Donna Silvia, mi accadde di avere un po' di soggezione, perché mi veniva da sternutire... e non sapevo se l'etica voleva che mi voltassi o mi coprissi la bocca con la mano, dal momento che non ero in possesso di un fazzoletto.
Ma, la comare se ne accorse e sorrise: “Sternutite pure... non vi formalizzate. Domani, vi regalerò un paio di pantofole, ma mi guarderò bene, dal regalarvi i fazzoletti perché si dice che attirano le lacrime.”
Rispondevo: “Comare, non vi preoccupate; datemi un paio di forbici ed un lenzuolo smesso; farò un paio di asciugamani con la tela che avanza, due fazzoletti.”
Donna Silvia, mi fece i complimenti: “O... Ma voi siete un signore intraprendente. Vi darò subito quel che occorre. Io, invece, all'ago e al filo, non mi son mai ritenuta idonea perché non avevo chi mi insegnasse e perciò, qualcuno disse che ero negata; non i miei genitori che, comunque, sapevano quanto amassi i lavori, realizzati in casa.”
Fu allora, che improvvisandomi sarto, riuscivo a mettere in risalto le mie qualità.
Ma l'ago e il filo, dove li avevo visti?  La mamma non cuciva, faceva solo piccoli rammendi.
La memoria si rischiarò leggermente quando la comare arrivò con una tela consunta.
Porgendomela, mi disse: “Ho solo questa, ma vi aiuterò, ritagliando la parte più nuova.”
“Non vi preoccupate, faccio da me.” Fu così che in breve tempo, riuscivo a trarre dalla tela sei quadrati; col sesto dissi, “non ci faccio nulla; lo si utilizza come strofinaccio.” Preparare gli orli e poi cucirli, fu per me un lavoro semplicissimo. Eppure, mi dissi, quando ero sofferente di cerebralismo, mi sentivo negato per tutti quei lavori che richiedevano una grande attenzione. Ma dove avevo imparato!? Man mano che cucivo, la memoria si schiariva e rivedevo la mia dolce Pina. O... dolce creatura, Angelo del focolare, eri stata proprio Tu, a insegnarmi molte cose... Come si fanno gli orli... e i segreti delle asole e degli occhielli. Ed io che ero il tuo precettore, che cosa ti avevo insegnato? Non certo i logaritmi che detestavi, ma alcune nozioni della grammatica latina, e mi ricordo ti piacevano molto gli aneddoti e le dolci storielle, come quella di Fra' Martino che per un punto perse la cappa.
Ricordo quella volta che le sfiorai la veste; lei mi guardò poi disse: “Non fa niente, se provate per me le stesse cose che io provo per Voi. Ma ricordate... Sono un ramo che vuole i primo sole e che si affievolisce ai temporali.” Le rispondevo: “Amore, sapevo già di quel male che vi affligge e ho già baciato il bianco fazzoletto, che voi respingevate per la  paura del contagio.
Ho già baciato i vostri lucciconi e so di amarvi tanto. Saremo sempre insieme e nella buona e nell'avversa sorte.”

Era passato anche il quinto giorno, senza che si presentasse la prospettiva di un lavoro. Donna Silvia mi disse: “Andate a spasso e cercate di distrarvi. Prima però è doveroso andare dalla Vergine del Duomo. Uscito dalla Chiesa, ma senza affaticarvi, immedesimandovi sul pensiero che tanto vi assilla, fareste bene a fare una capatina al Genio Civile per iscrivervi quale dissidente e in possesso di nulla.”
Seguendo i consigli di Comare Silvia, uscivo.
Mi ritrovai in poco tempo, in pieno centro. La città mi appariva un po' ristretta, con quei palazzi alti, che avevano oscurato la vista panoramica e che se li guardavi, ti facevan girare la testa. La piazza del Duomo era rimasta pressoché immutata; ciò che di nuovo c'era, il Carillon, forse lo avevo sognato, perché lo ricordavo alla perfezione. Entravo; mi segnavo la fronte; mi inginocchiavo alla Vergine Celeste:
“Madre, in ricordo alla Pietà michelangiolesca, io Vi chiedo mercé. Date conforto all'anima che trema. Non ho, parenti... né amici. Ma una dolce vecchietta mi sostiene; sembra mandata dal Signore. Che ne sarà, se ella muore, senza ch'io possa avere il tempo di dimostrarle la mia gratitudine? Oggi, nel darmi la minestra, la vidi impallidire. Poi mi disse: non vi preoccupate; è l'odore dei broccoli, che mi fa tali effetti; io non li avrei comprati; me li hanno regalati. Mi accorgevo che quell'odore dava fastidio anche a me. Le dissi: comare, non vi preoccupate, finché c'è un po' di pane, di fame, non si muore. Rispose: voi siete ancora, giovane e solo un po' di pane... non può bastare.” Mi segnavo.
Uscivo dalla chiesa e mi accorgevo di non aver detto le solite preghiere. Dapprima restai perplesso; poi mi dissi: forse è meglio così.
Mi accorgevo per strada di non avere il portafogli; lo avevo nella valigetta, in mezzo alle cose antiche che si erano salvate. Non c'erano documenti, ma c'era il giornale che recava la data della nostra partenza, oggi, 19, gennaio 1711, verso le una e quindici, è stata avvistata una nave fantasma...
E poi c'era un altro giornale, con data 1720, dove si avvistava il ritrovamento della nave fantasma. Sulle coste del Pacifico sono stati ritrovati due naufraghi. Le condizioni di salute sono ottimali, ottimale anche il vestiario, la donna, molto bella, ha una apparente età di venticinque anni e indossa una tunica avorio e sembra uscita da un sarcofago. L'uomo che ha l'apparente età di 39 anni, indossa sicuramente un abito da cerimonia; ha una larga camicia ed i polsini che sembrano inamidati. Sul colletto ha delle macchie bianche che potrebbero indicare la colluttazione con l'uragano, ma il superstite, ci assicura che si tratta di una ecchimosi, avuta, prima di salire sulla nave.
* Continua *

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