Dalla biografia di nonno Letterio - L'accoglienza di Donna Silvia 2 | Prosa e racconti | Giuseppina Iannello | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Dalla biografia di nonno Letterio - L'accoglienza di Donna Silvia 2

L'accoglienza di Donna Silvia e l'incontro sotto l'alberello dei limoni.
Alle sei meno dieci ero desto; avevo guadagnato un'ora.
La vita, mi dicevo, è proprio un'avventura. Come potevo immaginare, di trovarmi, di colpo, nel XX  secolo?
Di fondamentale importanza, resta il mio sogno e le cose di ieri, saran sempre presenti nel mio itinerario. Non è cambiato molto; alcuni mobili sono diversi nell'aspetto, non nella sostanza.
Ma da dove si apre quell'armadio? Perché li usammo con parsimonia, anche, se sono così comodi?Davo uno sguardo sullo scrittoio: c'era una donna in décolleté; ella aveva un bustino singolare e un'ampia gonna... “Che strano! Sembra antica e moderna al tempo stesso.” Non potevo immaginare ch'ella fosse una soubrette. La mia Pina, invece, era molto sobria, sia nel vestiario, che nel portamento. Ella vestiva, quasi da educanda e amava molto le minuterie: un fermaglio, un rosa tra i capelli, una catenina, un anellino... Tutti quegli oggettini indispensabili al corredo di una donna.
Amore, mio ricorderò tutte le cose nuove, cui mi sto abituando, col rimpianto di non poterle raccontare.
Donna Silvia intanto, mi portava la colazione. Le dissi: “Io vi ringrazio, ma perché... Comare? Adesso sono in forma e posso andare a lavorare.”
Rispose: “Questo è un altro paio di maniche; oggi state meglio, lo so. Ma vi porto il caffè; non lo prendete? E c'è anche una fetta di cassata.”
“Grazie,” risposi; “prendo solo il dolce; il caffè lo prendevo, ma di carrube... Lo preparava la mia mamma.”
“Ma se non provate... Non potete sapere...” Disse la comare con lo sguardo birichino.
“Va bene,” dissi, “farò una prova.”
“Quanto zucchero?”
“Due cucchiaini, grazie.”
Ma dopo il primo sorso, lo lasciavo.
“Mi dispiace, comare, non sono abituato.”
Le mie conversazioni con Donna Silvia, furono il sereno dopo il temporale. Lei mi insegnò a contare le lire. “Mi aiuterete a fare la spesa.”
Lei mi diceva: “Non vi preoccupate; mi fate sempre tanta compagnia.”
“Sì,” le dicevo... “Ma è già il secondo giorno... Mi sento molto in imbarazzo.”
“Vedrai che al quinto, si muoverà qualcosa... Al quinto giorno si diceva a scuola, la maestra va in esilio perché diventa buona.”
“Comare, le vostre trovate sono fantastiche.”
*
Uscivo, ma senza la compagnia di Donna Silvia, mi sentivo perso... Mi guardavo intorno... I palazzi alti, mi disturbavano, anche le macchine... Tuttavia avevo il presentimento che la meccanica, avrebbe dato una svolta alla mia vita. Camminavo, quando, in pieno centro, mi apparve un albero di limoni; due ragazzi, cercavano di abbassare il ramo più carico.
“Volete una mano?”
“Grazie, se ci aiuta ci fa un piacere.” Alzai il braccio e vennero giù due limoncini.
“Grazie,” disse il maggiore. “E poi: dovete sapere che coi limoni prepariamo la tisana per nostro padre che è molto malato.”
Mi feci il segno della croce e chiesi loro se potevo andare a trovarlo.
“Sì,” mi dissero ringraziandomi. “Egli è ricoverato di fronte al macello comunale. Dovete sapere che egli fu un medico primario dell'istituto di patologia veterinaria. Veniva incaricato di constatare il decesso degli animali, ma nostro padre si opponeva sempre, con quanta forza gli restava in petto.
Si disse, in fine, che era un sovversivo delle leggi in vigore e quando si ammalò, per fargli dispetto lo ricoverarono in un'ala dell'ospedale, vicinissima al mattatoio. Lo tengono prigioniero e lo dichiarano folle. O... il nostro babbo... Egli fu un luminare. Oggi non può più parlare, ma ce lo diceva sempre: diffidate, da chi vi dà una lira e in cambio vuole la milza.”
Quelle parole proferite da un vecchio medico e riferite dal figlio giovinetto, mi fecero tanto male.
Da quella volta mi dissi, niente più bistecche, in casa mia. Sentii un plauso: la mia dolce Pina era d'accordo. Or che hai sentito, mia diletta sposa, dammi un consiglio; quell'uomo più non parla... Ma ho promesso ai suoi figli di andarlo a trovare...
Sentii un mormorio indistinto... E poi la voce di un uomo: “Sono già in cielo; non dirlo ai miei marmocchi; li allontanai per non sentirne il pianto... Capiranno tra poco. Raggiungili, se puoi... Fai loro una carezza.”

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