Scritto da © giuliano leandro loy - Ven, 19/10/2012 - 16:46
Oggi ho soppesato
l'arbitrio
all’esistenza.
Sono io un’aquila
dentro una voliera
con le proprie ali
destinate a un atterraggio.
Il fuoco che sprigiona
l’orizzonte
della fantasia.
Un’alba che irradia luce
in un languire al fine
in un caduco tramonto.
Gli occhi rappresi
nel miraggio,
socchiudono le palpebre
immergendosi di chimere.
Gli sguardi distratti
e i vuoti abissali.
Sfide accolite e
lamenti di voci lontane.
Malinconie.
Siamo i duellanti
gli istanti perduti
gli sfidanti di noi stessi.
Interloquisco spesso
con la matriarca
di tutte le sconfitte.
Siamo granuli di carne
abrasi dal vento e
lacerati nella storia.
Sono un vascello invelato
in balia del firmamento,
rapido nel suo affondamento.
Sono il misurante della follia, e un
farnetico che nel soliloquio
si pone domanda e
a voce alta si risponde.
Un lupo solitario
che ulula all’oscurità
nella ricerca di un perduto branco.
Un grido silente, e
la compassione di un "essere" uomo.
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