Zapping (racconto) | Prosa e racconti | Giovanni Perri | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

Zapping (racconto)

decisi di smettere e così lanciai il pacchetto dalla finestra ma poi scesi giù a cercarlo. Avevo perso il lavoro da una settimana e capii che non era quello il momento per smettere, né il modo, quindi mi avvicinai a dei ragazzini che erano vicini al portone e chiesi loro se avessero trovato un pacchetto di sigarette, ma i ragazzini mi guardarono con quella perplessità un po' ironica e vaga con la quale si guardano i folli o le puttane e così mi allontanai cercando di capire cosa in realtà avessi perso. C'era una pioggia sottilissima nell'aria. Quella sera avremmo avuto amici a cena e l'unica mia paura era che l'argomento centrale fosse il mio lavoro. Mi avvicinai le nocche delle dita al naso e sentii un forte odore di nicotina. Laura, mia moglie, raggruppava i rametti secchi che aveva appena potato ed io pensai che avrei dovuto aprire il tendone in terrazzo ma quando sentii le solite urla provenienti dalla casa dei vicini feci cenno a Laura di rientrare e ci mettemmo seduti sul divano nella vana speranza di capirci qualcosa. Erano lì da poco più di un mese, entrambi sulla cinquantina e avevano quest'abitudine di litigare per ogni cosa. Lui un lavoro ce l'aveva e per di più fumava, ma io ancora non sapevo il suo nome e ad esser sincero forse neanche volevo saperlo. Quando parlavo a Laura di lui, per qualche motivo dicevo sempre "quello li". La pioggia intanto aumentava e gli amici ci telefonarono per dirci che a causa di un imprevisto non sarebbero più venuti. Così accesi il televisore e cominciai a fare zapping. Il mio unico modo di vedere la televisione è fare zapping. E' come se i miei parametri percettivi venissero sensibilizzati da una particolare sequenza di urti che tra una soglia e l'altra inghiottono il tempo e danno forma a una propulsiva e produttiva gestione della noia. Suonò il campanello e Laura andò ad aprire. Era un giovanotto sui diciassette diciott'anni con una giacca a vento e un berretto girato sul capo e chiese di Lucia. Era un po' che con Lucia non riuscivo più a parlare; le volte che imboccavo un argomento lei frettolosamente mi liquidava ed io cominciavo i miei sermoni con Laura la quale pretendeva sempre che la comprendessi. E' un'età tosta l'adolescenza. Il ragazzo era il figlio dei vicini e aveva un'aria spavalda che proprio non mi andava giù. Gli dicemmo che Lucia non c'era ma lui insistette per fermarsi, voleva parlarci, disse, per cui lo facemmo entrare e ci sedemmo in salotto. Ci raccontò che era innamorato di Lucia e che insieme avevano deciso di partire per una piccola vacanza. Incrociai lo sguardo di Laura e mi avvicinai alle tendine della finestra. Erano un po' ingiallite. Intravidi sul vialetto il cofano posteriore di una macchina che si allontanava, quindi andai in cunina e rovistai tra i cassetti nella speranza di trovare una sigaretta, mentre Laura mi chiamava. -una vacanza, pensai, magari la vuole sposare. Quando tornai in salotto trovai il ragazzo disteso sul divano in preda a un malore. Io e Laura non sapevamo dove mettere le mani così mi precipitai in casa dei vicini e li trascinai in casa. Erano tranquilli. O sembravano tranquilli. Dopo un po' il figlio si rianimò, e noi quattro restammo a chiacchierare. In televisione davano una partita di calcio. - Qualche sera di queste potremmo cenare insieme, fece la madre - Andrea ha una malattia degenerativa e noi gli teniamo nascosto il peggio, ma non sapete quanto è difficile. Ora è innamorato della vostra Lucia e questa per noi è una cosa bellissima, ma.
Guardai gli occhi del padre per la prima volta e mi accorsi di quanto ero stupido con i miei pregiudizi. Gli guardai le mani, poi fissai il pavimento allora lui mi diede uno scossone e mi disse: ma lo sai che mi eri un po' antipatico? dai, prendi! tolse una sigaretta dal pacchetto e me la offrì. Laura scoppiò a ridere e di colpo ridemmo tutti come presi da una nevrotica compulsione alla quale non saprei dare nome. Guardai fuori convinto che fosse spiovuto. Invece no. Pioveva ancora forte.

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 0 utenti e 4268 visitatori collegati.