Scritto da © gianbarly - Dom, 22/06/2014 - 15:48
Nel Paese dei Belli la bruttezza non è consentita. Tutti sono aggraziati. Hanno lineamenti fini, proporzionati; il colore degli occhi in piacevole contrasto con quello dei capelli; la pelle delicata e senza imperfezioni, il fisico tonico da veri sportivi. I bambini hanno cascate di boccoli e denti bianchissimi, perfettamente allineati. Persino i vecchi hanno i volti scolpiti, come statue dell'antichità, e folti capelli argentati.
Non ci sono brutti nel Paese dei Belli. Se capita che nasca un bambino men che bellissimo (e, a dire il vero, la cosa succede piuttosto spesso, si potrebbe dire addirittura che sia quella la norma, invece del contrario), se il nuovo arrivato presenta qualche deformità o anche delle misure al di fuori dei rigidi parametri stabiliti, beh … se proprio capita, per i genitori c’è una, e una sola, soluzione: il bruttivendolo.
Tutti sanno chi è e dove sta il bruttivendolo e tutti, ma proprio tutti, hanno avuto a che fare con lui, una volta o l’altra. Eppure nessuno lo nomina nei suoi discorsi o lo frequenta come amico. Sembra quasi che, per qualche misteriosa ragione, provino una sorta di vergogna nei suoi confronti e fino a quando non ne hanno bisogno se ne tengono alla larga. Sarà forse per il suo aspetto: un vero mostro. Basso, tarchiato, il naso adunco, le braccia corte con due mani spropositate; sembra fatto apposta per mettere paura. Nessuno ha mai saputo dire come sia potuto capitare proprio lì, nel paese dove la bellezza è un imperativo. Eppure c’è e svolge da tempo immemorabile il suo triste compito. Vende i bambini brutti.
Ogni giorno c’è un papà che si reca alla sua bottega con un fagottino in braccio; lui dà un’occhiata alla merce, fa la sua offerta e il bambino passa rapidamente di mano. Il papà se ne va sollevato, anche se in cuor suo avrebbe probabilmente preferito un guadagno più consistente. Ma, tutti lo sanno, con il bruttivendolo non si mercanteggia: la cifre è quella, prendere o lasciare; e siccome tornare a casa con il piccolo mostro non è proprio possibile, bisogna accontentarsi di quello che dà.
Il lavoro non manca, al bruttivendolo. Riceve i visitatori a tutte le ore del giorno e della notte. Ogni momento è buono per acquistare un nuovo bambino, perchè le famiglie hanno una gran fretta di liberarsi dell'incomodo.
Ma, direte voi, quei padri sono davvero così ansiosi di separarsi dal loro figlio, anche se un po' bruttino ? E le madri, cosa pensano in quei momenti? Ve li immaginate piangenti, distrutte da un dolore troppo forte da sopportare, vero? E' così che si comporta un genitore in ogni parte del mondo.
Sì, è così che si comporta dappertutto. Ma non nel Paese dei Belli. Le madri non piangono nemmeno una lacrima e i padri tornano a casa soppesando la sacca con i soldi guadagnati. Soldi benedetti, che ne servono così tanti. Due cose sono essenziali per poter viver bene nel Paese dei Belli : i soldi e la possibilità di esibire la propria bellezza.
Ci sono feste tutti i giorni in quelle contrade. E concorsi di bellezza, gare di stile, saggi di eleganza. Una famiglia che non potesse esibire una prole dai lineamenti perfetti, sarebbe destinata alla catastrofe in men che non si dica. Quindi a nessuno verrebbe in mente di tenere con sè un figlio brutto. Per loro non è un figlio, ma un fastidio di cui liberarsi il più presto possibile.
Quando una donna sta per partorire, i parenti e gli amici si radunano nella sua casa, in attesa del lieto evento. Il neonato, appena ripulito e fasciato nelle sue vesti, viene mostrato ai presenti, che guardano e giudicano. Se è di bell'aspetto si prodigheranno in complimenti per i genitori, augurando un felice futuro alla creatura. Ma se qualcosa non va, daranno appena uno sguardo gelido al fagotto che viene presto lasciato nelle mani del padre. Il quale parte senza esitazione per la bottega del bruttivendolo.
E lui è sempre là, a raccogliere quegli scarti. Liquida in fretta il papà e poi si prende cura del nuovo ospite. Gli da il latte, lo pulisce e gli canta una canzoncina. Una canzone speciale che ha inventato lui e che fa grosso modo così :
Non ci sono brutti nel Paese dei Belli. Se capita che nasca un bambino men che bellissimo (e, a dire il vero, la cosa succede piuttosto spesso, si potrebbe dire addirittura che sia quella la norma, invece del contrario), se il nuovo arrivato presenta qualche deformità o anche delle misure al di fuori dei rigidi parametri stabiliti, beh … se proprio capita, per i genitori c’è una, e una sola, soluzione: il bruttivendolo.
Tutti sanno chi è e dove sta il bruttivendolo e tutti, ma proprio tutti, hanno avuto a che fare con lui, una volta o l’altra. Eppure nessuno lo nomina nei suoi discorsi o lo frequenta come amico. Sembra quasi che, per qualche misteriosa ragione, provino una sorta di vergogna nei suoi confronti e fino a quando non ne hanno bisogno se ne tengono alla larga. Sarà forse per il suo aspetto: un vero mostro. Basso, tarchiato, il naso adunco, le braccia corte con due mani spropositate; sembra fatto apposta per mettere paura. Nessuno ha mai saputo dire come sia potuto capitare proprio lì, nel paese dove la bellezza è un imperativo. Eppure c’è e svolge da tempo immemorabile il suo triste compito. Vende i bambini brutti.
Ogni giorno c’è un papà che si reca alla sua bottega con un fagottino in braccio; lui dà un’occhiata alla merce, fa la sua offerta e il bambino passa rapidamente di mano. Il papà se ne va sollevato, anche se in cuor suo avrebbe probabilmente preferito un guadagno più consistente. Ma, tutti lo sanno, con il bruttivendolo non si mercanteggia: la cifre è quella, prendere o lasciare; e siccome tornare a casa con il piccolo mostro non è proprio possibile, bisogna accontentarsi di quello che dà.
Il lavoro non manca, al bruttivendolo. Riceve i visitatori a tutte le ore del giorno e della notte. Ogni momento è buono per acquistare un nuovo bambino, perchè le famiglie hanno una gran fretta di liberarsi dell'incomodo.
Ma, direte voi, quei padri sono davvero così ansiosi di separarsi dal loro figlio, anche se un po' bruttino ? E le madri, cosa pensano in quei momenti? Ve li immaginate piangenti, distrutte da un dolore troppo forte da sopportare, vero? E' così che si comporta un genitore in ogni parte del mondo.
Sì, è così che si comporta dappertutto. Ma non nel Paese dei Belli. Le madri non piangono nemmeno una lacrima e i padri tornano a casa soppesando la sacca con i soldi guadagnati. Soldi benedetti, che ne servono così tanti. Due cose sono essenziali per poter viver bene nel Paese dei Belli : i soldi e la possibilità di esibire la propria bellezza.
Ci sono feste tutti i giorni in quelle contrade. E concorsi di bellezza, gare di stile, saggi di eleganza. Una famiglia che non potesse esibire una prole dai lineamenti perfetti, sarebbe destinata alla catastrofe in men che non si dica. Quindi a nessuno verrebbe in mente di tenere con sè un figlio brutto. Per loro non è un figlio, ma un fastidio di cui liberarsi il più presto possibile.
Quando una donna sta per partorire, i parenti e gli amici si radunano nella sua casa, in attesa del lieto evento. Il neonato, appena ripulito e fasciato nelle sue vesti, viene mostrato ai presenti, che guardano e giudicano. Se è di bell'aspetto si prodigheranno in complimenti per i genitori, augurando un felice futuro alla creatura. Ma se qualcosa non va, daranno appena uno sguardo gelido al fagotto che viene presto lasciato nelle mani del padre. Il quale parte senza esitazione per la bottega del bruttivendolo.
E lui è sempre là, a raccogliere quegli scarti. Liquida in fretta il papà e poi si prende cura del nuovo ospite. Gli da il latte, lo pulisce e gli canta una canzoncina. Una canzone speciale che ha inventato lui e che fa grosso modo così :
Guarda qua
Guarda là
Guarda tutto intorno
Quando viene il giorno
Se lo vedi, siete tanti
E mai sarete stanchi
Guarda là
Guarda tutto intorno
Quando viene il giorno
Se lo vedi, siete tanti
E mai sarete stanchi
Li tratta bene i bambini che gli arrivano, il bruttivendolo. Li accudisce con grande amore e non si stanca mai di cantar loro la sua canzone. Pur avendone un gran numero, li riconosce a uno a uno e per ciascuno ha un'attenzione particolare. In men che non si dica diventa per loro il papà e la mamma che non hanno avuto.
Il bruttivendolo passa ogni momento della sua giornata, quando non è impegnato con i clienti, insieme ai suoi bambini. Gioca con loro, gli insegna a vestirsi e a far di conto. Supplisce da solo a tutte le loro esigenze: fa da maestro e da genitore senza mai stancarsi e mai fa loro un rimprovero non meritato.
Viene però il momento in cui li deve vendere. E’ un momento duro per lui e per i bambini. Ma quando sono cresciuti a sufficienza e c'è un compratore, deve staccarsi da qualcuno di loro.
Vi potrà sembrare strano ma i compratori sono ... gli stessi padri che li hanno venduti. Ma, com'è possibile, direte voi. Ebbene sì, sono cose che succedono nel Paese dei Belli. Perchè, dovete sapere, gli abitanti di questi posti hanno bisogno di un sacco di cose. Loro, lo sappiamo, sono belli, ma anche le loro case devono esserlo e i parchi e le ville, persino le rimesse delle automobili. Per cui le adornano con ogni cosa le possa rendere ancora più belle. E come gli antichi mettevano statue di mostri bizzarri a ornamento delle loro dimore, così loro mettono quei ragazzi di carne e ossa. Mostri vivi invece che di marmo. A loro piace immensamente adornare ogni punto delle facciate dei loro splendidi palazzi con quelle creature dismorfiche. È una gara a chi può esibirne di più. C'è un continuo via vai nella bottega del bruttivendolo, con coppie che sgomitano per accappararsi le merci più pregiate. Il bruttivendolo insegna ai suoi ragazzi, appena sono cresciuti abbastanza, ad assumere pose grottesche, in modo da attirare l'attenzione dei compratori. Li istruisce a dovere su come comportarsi una volta arrivati nel posto assegnato, in modo da non avere reclami. I ragazzi, quando lasciano la sua bottega, hanno imparato tutto quello che serve e sono pieni di affetto per lui.
Nelle lunghe ore che passano a ornare le facciate dei palazzi hanno come unica compagnia il ricordo dell'affetto del bruttivendolo e la canzoncina che gli cantava in continuazione:
Il bruttivendolo passa ogni momento della sua giornata, quando non è impegnato con i clienti, insieme ai suoi bambini. Gioca con loro, gli insegna a vestirsi e a far di conto. Supplisce da solo a tutte le loro esigenze: fa da maestro e da genitore senza mai stancarsi e mai fa loro un rimprovero non meritato.
Viene però il momento in cui li deve vendere. E’ un momento duro per lui e per i bambini. Ma quando sono cresciuti a sufficienza e c'è un compratore, deve staccarsi da qualcuno di loro.
Vi potrà sembrare strano ma i compratori sono ... gli stessi padri che li hanno venduti. Ma, com'è possibile, direte voi. Ebbene sì, sono cose che succedono nel Paese dei Belli. Perchè, dovete sapere, gli abitanti di questi posti hanno bisogno di un sacco di cose. Loro, lo sappiamo, sono belli, ma anche le loro case devono esserlo e i parchi e le ville, persino le rimesse delle automobili. Per cui le adornano con ogni cosa le possa rendere ancora più belle. E come gli antichi mettevano statue di mostri bizzarri a ornamento delle loro dimore, così loro mettono quei ragazzi di carne e ossa. Mostri vivi invece che di marmo. A loro piace immensamente adornare ogni punto delle facciate dei loro splendidi palazzi con quelle creature dismorfiche. È una gara a chi può esibirne di più. C'è un continuo via vai nella bottega del bruttivendolo, con coppie che sgomitano per accappararsi le merci più pregiate. Il bruttivendolo insegna ai suoi ragazzi, appena sono cresciuti abbastanza, ad assumere pose grottesche, in modo da attirare l'attenzione dei compratori. Li istruisce a dovere su come comportarsi una volta arrivati nel posto assegnato, in modo da non avere reclami. I ragazzi, quando lasciano la sua bottega, hanno imparato tutto quello che serve e sono pieni di affetto per lui.
Nelle lunghe ore che passano a ornare le facciate dei palazzi hanno come unica compagnia il ricordo dell'affetto del bruttivendolo e la canzoncina che gli cantava in continuazione:
Guarda qua
Guarda là
Guarda tutto intorno
Quando viene il giorno
Se lo vedi, siete tanti
E mai sarete stanchi
Guarda là
Guarda tutto intorno
Quando viene il giorno
Se lo vedi, siete tanti
E mai sarete stanchi
La canzone dà loro coraggio e non fanno caso agli sberleffi dei bambini belli o alle frecciatine degli adulti. Anche quando, per esempio, passa una scolaresca in gita e la maestra li addita con disprezzo, dicendo agli alunni:
“Guardate cosa vi succederà, se non curate abbastanza la vostra bella personcina!”
Loro hanno imparato a non farci caso e continuano nel lavoro. Non sono infelici, perchè il loro papà speciale gli ha spiegato quanto importante sia il loro compito e, soprattutto, i trucchi per divertirsi alle spalle dei padroni. I quali non sanno che, ogni volta che sono distratti, le loro preziose grottesche abbandonano velocemente le facciate dei palazzi e si ritrovano tutte insieme per giocare a pallone o qualche altro gioco. Un fischio basta poi per metterli in allarme e farli ritornare immediatamente al loro posto. I brutti hanno mille modi per ingannare i padroni, sempre senza venir meno al compito assegnato. Su questo il bruttivendolo è intransigente : il dovere viene prima di tutto.
Così scorre la vita nel Paese dei Belli, con i padroni che passano il tempo a pavoneggiarsi, disperandosi in continuazione per non avere abbastanza soldi o abbastanza bellezza e i brutti che, tutto sommato, riescono a essere felici e a fare una vita attiva e gioiosa alle loro spalle.
Cantano i ragazzi brutti, abbarbicati in pose deformi nelle nicchie dei suntuosi palazzi, cantano la canzone imparata dal bruttivendolo infischiandosene della loro condizione in apparenza così misera.
Cantano con la gioia nel cuore, interrogandosi sul significato di quelle parole:
“Guardate cosa vi succederà, se non curate abbastanza la vostra bella personcina!”
Loro hanno imparato a non farci caso e continuano nel lavoro. Non sono infelici, perchè il loro papà speciale gli ha spiegato quanto importante sia il loro compito e, soprattutto, i trucchi per divertirsi alle spalle dei padroni. I quali non sanno che, ogni volta che sono distratti, le loro preziose grottesche abbandonano velocemente le facciate dei palazzi e si ritrovano tutte insieme per giocare a pallone o qualche altro gioco. Un fischio basta poi per metterli in allarme e farli ritornare immediatamente al loro posto. I brutti hanno mille modi per ingannare i padroni, sempre senza venir meno al compito assegnato. Su questo il bruttivendolo è intransigente : il dovere viene prima di tutto.
Così scorre la vita nel Paese dei Belli, con i padroni che passano il tempo a pavoneggiarsi, disperandosi in continuazione per non avere abbastanza soldi o abbastanza bellezza e i brutti che, tutto sommato, riescono a essere felici e a fare una vita attiva e gioiosa alle loro spalle.
Cantano i ragazzi brutti, abbarbicati in pose deformi nelle nicchie dei suntuosi palazzi, cantano la canzone imparata dal bruttivendolo infischiandosene della loro condizione in apparenza così misera.
Cantano con la gioia nel cuore, interrogandosi sul significato di quelle parole:
Guarda qua
Guarda là
Guarda tutto intorno
Quando viene il giorno
Se lo vedi, siete tanti
E mai sarete stanchi
Guarda là
Guarda tutto intorno
Quando viene il giorno
Se lo vedi, siete tanti
E mai sarete stanchi
Capita poi un giorno che uno di loro, forse uno dei più svegli, cominci a capire. A guardarsi intorno con occhi nuovi. A vedere realmente per la prima volta quello che è sempre stato sotto gli occhi di tutti.
"Se lo vedi siete tanti"
Si guarda intorno e capisce ; conta i ragazzi come lui, arrampicati a due a due nelle loro postazioni. Sono a decine per ogni palazzo e i palazzi sono migliaia. Ecco cosa voleva dir loro il bruttivendolo! Migliaia e migliaia di ragazzi brutti, molti di più di quelli belli.
Allora scende dal suo trespolo facendo un fischio agli altri.
“Ma guardate, quanti siamo! Siamo tantissimi”
“E allora?” Azzarda un altro che non capisce.
“Allora? Allora vuol dire che possiamo fare come vogliamo, loro non possono certo impedircelo. Possiamo scendere quando vogliamo, infischiandocene delle loro proteste. E se ci pare, non risalire mai più!”
Il bruttivendolo li osserva da lontano, dalla soglia della bottega, con un sorriso sulle labbra. Li lascia fare.
Ora tutti i ragazzi hanno capito il significato della canzoncina e vogliono dir la loro.
“Basta fare i mostri!”
“Se siamo di più vuol dire che siamo noi i belli!”
“Mettiamoci loro al nostro posto!”
Quest'ultima frase fa scendere di colpo il silenzio. Ognuno rimugina dentro di se, indeciso.
Uno dei ragazzi più piccoli si fa coraggio e prende la parola
“Quanto vorrei che il buon bruttivendolo fosse qui, a consigliarci”
Prende respiro e poi continua
“Ma credo che, se lui fosse qui, ci direbbe che non è con la vendetta che risolviamo la situazione”
Mentre parla comincia a fare degli ampi cenni in direzione delle finestre.
“Ehi! Voi là dentro! Non abbiate timore e venite fuori, qui con noi. Nessuno vi torcerà un capello, ve lo prometto. Noi vogliamo solo poter decidere della nostra vita e, visto che siamo la maggioranza, cambiare un po' di regole”
“Primo: d'ora in avanti questo sarà il Paese dei Brutti e dei Belli!”
Un applauso scrosciante sancisce la decisione.
“Secondo: non ci saranno più concorsi di bellezza e non si dovranno pagare soldi per parteciparvi!”
Altro applauso, ancora più forte. Anche da parte di qualcuno dei belli che si fa largo timidamente nella folla. Si vede che comincia a capire e a vedere con occhi nuovi. E incita altri belli a fare come lui.
“Terzo: nessun genitore vorrà più abbandonare suo figlio solo perché non è bello!”
Le mamme si sciolgono allora in un pianto troppo a lungo represso e iniziano a cercare con lo sguardo i bambini che hanno abbandonato. Qui e là si alza un urlo di gioia e due persone si abbracciano, felici di essersi ritrovate. Qualcuno mette insieme un'orchestrina e si libera uno spiazzo dove poter ballare. Nel Paese dei Brutti e dei Belli per la prima volta si fa festa per il solo motivo di averne voglia, senza concorsi e senza biglietto d'ingresso.
Il bruttivendolo guarda a lungo quello spettacolo asciugandosi una lacrima. Poi si gira e tira giù la seracinesca del negozio.
"Se lo vedi siete tanti"
Si guarda intorno e capisce ; conta i ragazzi come lui, arrampicati a due a due nelle loro postazioni. Sono a decine per ogni palazzo e i palazzi sono migliaia. Ecco cosa voleva dir loro il bruttivendolo! Migliaia e migliaia di ragazzi brutti, molti di più di quelli belli.
Allora scende dal suo trespolo facendo un fischio agli altri.
“Ma guardate, quanti siamo! Siamo tantissimi”
“E allora?” Azzarda un altro che non capisce.
“Allora? Allora vuol dire che possiamo fare come vogliamo, loro non possono certo impedircelo. Possiamo scendere quando vogliamo, infischiandocene delle loro proteste. E se ci pare, non risalire mai più!”
Il bruttivendolo li osserva da lontano, dalla soglia della bottega, con un sorriso sulle labbra. Li lascia fare.
Ora tutti i ragazzi hanno capito il significato della canzoncina e vogliono dir la loro.
“Basta fare i mostri!”
“Se siamo di più vuol dire che siamo noi i belli!”
“Mettiamoci loro al nostro posto!”
Quest'ultima frase fa scendere di colpo il silenzio. Ognuno rimugina dentro di se, indeciso.
Uno dei ragazzi più piccoli si fa coraggio e prende la parola
“Quanto vorrei che il buon bruttivendolo fosse qui, a consigliarci”
Prende respiro e poi continua
“Ma credo che, se lui fosse qui, ci direbbe che non è con la vendetta che risolviamo la situazione”
Mentre parla comincia a fare degli ampi cenni in direzione delle finestre.
“Ehi! Voi là dentro! Non abbiate timore e venite fuori, qui con noi. Nessuno vi torcerà un capello, ve lo prometto. Noi vogliamo solo poter decidere della nostra vita e, visto che siamo la maggioranza, cambiare un po' di regole”
“Primo: d'ora in avanti questo sarà il Paese dei Brutti e dei Belli!”
Un applauso scrosciante sancisce la decisione.
“Secondo: non ci saranno più concorsi di bellezza e non si dovranno pagare soldi per parteciparvi!”
Altro applauso, ancora più forte. Anche da parte di qualcuno dei belli che si fa largo timidamente nella folla. Si vede che comincia a capire e a vedere con occhi nuovi. E incita altri belli a fare come lui.
“Terzo: nessun genitore vorrà più abbandonare suo figlio solo perché non è bello!”
Le mamme si sciolgono allora in un pianto troppo a lungo represso e iniziano a cercare con lo sguardo i bambini che hanno abbandonato. Qui e là si alza un urlo di gioia e due persone si abbracciano, felici di essersi ritrovate. Qualcuno mette insieme un'orchestrina e si libera uno spiazzo dove poter ballare. Nel Paese dei Brutti e dei Belli per la prima volta si fa festa per il solo motivo di averne voglia, senza concorsi e senza biglietto d'ingresso.
Il bruttivendolo guarda a lungo quello spettacolo asciugandosi una lacrima. Poi si gira e tira giù la seracinesca del negozio.
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