Raffaele Piazza - Nel delta della vita - Guido Miano Editore - 2022 - pag. 61 - € 15.00 | Recensioni | gatto | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

Raffaele Piazza - Nel delta della vita - Guido Miano Editore - 2022 - pag. 61 - € 15.00

Raffaele Piazza                 Nel delta della vita
Nel delta della vita, un titolo originale che ci catapulta immediatamente nel cuore della raccolta poetica e ci induce a riflettere su alcune tematiche e circostanze. Raffaele Piazza, attraverso i suoi versi, ci prende per mano e ci conduce attraverso un metaforico viaggio: il viaggio della vita, fatto di fisicità, materia, sensi, ma anche di sentimenti, sogni, rimpianti; è il viaggio di un’anima inquieta, alla ricerca di senso nel caotico mare della vita. La silloge, dotata della pregevole prefazione del critico letterario Enzo Concardi, si dipana attraverso varie tematiche, che percorrono il cammino della vita, con i suoi dolori, le sue contraddizioni, i desideri realizzati e quelli inespressi, i sogni infranti, le fughe verso un ideale. Emblematiche, dei contrasti presenti nella silloge, sono due figure femminili, Mirta e Selene, presenze fondamentali nella vita del poeta: la prima sceglie la morte, la seconda la vita; Mirta, “Amica Vera” (n. 16) “Amicizia erotica la nostra” (n.17), sempre presente nei ricordi del poeta, non regge il peso della vita e soccombe; Selene, al contrario, “…e tu, Selene, dal bel seno vivida immagine nell’immane pioggia e pozzo di novembre…” ( n. 18) “Ti chiedo felicità, Selene,/ e tu farfalla rosa di sorriso/ mi restituisci e tutto resta pari a sé./ Si diradano le ombre /e il fare leggero dei tuoi scalza passi per la casa/ e in prossimità del lago della pace /che nonostante tutto esiste”(n. 23),  rappresenta la donna vera, che regala al poeta momenti di gioia e felicità e rappresenta l’amore vero, di carne e spirito. Le due donne simboleggiano il filo sottile che unisce vita e morte, elementi che nella vita e nella poesia coesistono. Nella poesia numero 2 l’autore afferma che la vita è un viaggio avventuroso: “ Avventura e viaggio è questa vita/ che non è esistere nuotando /e studio alla scuola dei tuoi occhi/ e tu mi chiedi la parola/ e io dico Amore visto /dalla camera dell’anima,/ luce dello sguardo delle lunghissime/ tue ciglia se sfioro/ materia elementare il selciato/ polito della strada dove mi porti/ guidando come una donna/ e il gioco è fatto/ e vengono i morti (anche Mirta) e gli angeli.” nel quale vita e morte si sovrappongono . In diverse poesie l’autore menziona “il delta”, quasi a simboleggiare come il cammino della vita, che fluisce come un fiume, ci porta, talvolta, a situazioni che prendono direzioni e versi differenti, strade parallele, che decretano un futuro inaspettato. L’opera, dedicata a una cara amica, Mirta, che nel corso della lettura scopriamo si è tolta la vita, è  costituita da 50  poesie, semplicemente numerate; è tutta pervasa da ambiguità, forti contrasti con parole come: luce-oscurità, vita-morte, pesantezza-leggerezza, bellezza-bruttezza, oriente-occidente; ad ogni cosa, infatti, corrisponde il suo esatto opposto, solo cosi si ha unità, un tutt’uno, concetto filosofico antico  che si riflette in ogni aspetto della natura: giorno-notte, gioia-dolore. Mirta ha probabilmente infranto le regole della vita “… attenzione a non infrangere/ della vita le regole/ la prima quella dell’amore/ secondo natura e in altri modi/ se ai posti di partenza il delta/ duale il bene e il male/ e la luna del libero arbitrio avviene…” (Prologo) e diventa l’emblema di come la vita possa essere  imprevedibile, inspiegabile, e come possa condurre, a volte, su sentieri dai quali non si può tornare indietro (il delta)  e  una scelta può diventare imperdonabile, a tal punto da far soccombere. Il poeta inizia la sua silloge con un prologo, quasi a volerci suggerire che ci si accinge a leggere un’opera teatrale: la rappresentazione della vita, che è finzione, un palcoscenico dove ognuno recita la propria parte. Attraverso il prologo, come nelle opere teatrali, l’autore ci introduce i vari argomenti dell’opera: Tempus fugit, il tempo che non torna indietro, poiché  tutto fluisce, Panta rei; le cose belle e le cose  brutte della vita; il tema della natura “…Cammino nell’erba verde fusione con la natura scalzo…”, di cui  l’autore è parte integrante, e poi la funzione del poeta, uomo con le tasche piene di sogni “…e poi con altri fare il poeta/ con le tasche piene di sogni,/ uscito allo scoperto dalla selva per il gemmante varco/ Il bello e il brutto tempo/ domino dove ero già stato…”, in grado di dominare gli eventi della vita e uscirne vittorioso. L’autore usa sempre un linguaggio semplice, quello della quotidianità, ma le parole sono pregne di simbologia, una simbologia spesso oscura, che non fa comprendere fino in fondo quello che l’autore ci vuole comunicare, forse questo è il suo scopo: confonderci, offrirci spunti,   frammenti, e visioni, per farci riflettere e percepire il caos interiore dell’animo umano e della modernità dei tempi a cui solo la natura, con la sua bellezza e armonia, può donare ordine,   “All’ombra del cipresso e del destino si apre la speranza…” ( n. 15), in quanto riflesso di DIO. “Tutto viene a chi sa aspettare/ e il segreto è non avere paura/ (spalancare le porte a Gesù)” ( n. 38).
Marcella Mellea
Raffaele Piazza                 Nel delta della vita
Nel delta della vita, un titolo originale che ci catapulta immediatamente nel cuore della raccolta poetica e ci induce a riflettere su alcune tematiche e circostanze. Raffaele Piazza, attraverso i suoi versi, ci prende per mano e ci conduce attraverso un metaforico viaggio: il viaggio della vita, fatto di fisicità, materia, sensi, ma anche di sentimenti, sogni, rimpianti; è il viaggio di un’anima inquieta, alla ricerca di senso nel caotico mare della vita. La silloge, dotata della pregevole prefazione del critico letterario Enzo Concardi, si dipana attraverso varie tematiche, che percorrono il cammino della vita, con i suoi dolori, le sue contraddizioni, i desideri realizzati e quelli inespressi, i sogni infranti, le fughe verso un ideale. Emblematiche, dei contrasti presenti nella silloge, sono due figure femminili, Mirta e Selene, presenze fondamentali nella vita del poeta: la prima sceglie la morte, la seconda la vita; Mirta, “Amica Vera” (n. 16) “Amicizia erotica la nostra” (n.17), sempre presente nei ricordi del poeta, non regge il peso della vita e soccombe; Selene, al contrario, “…e tu, Selene, dal bel seno vivida immagine nell’immane pioggia e pozzo di novembre…” ( n. 18) “Ti chiedo felicità, Selene,/ e tu farfalla rosa di sorriso/ mi restituisci e tutto resta pari a sé./ Si diradano le ombre /e il fare leggero dei tuoi scalza passi per la casa/ e in prossimità del lago della pace /che nonostante tutto esiste”(n. 23),  rappresenta la donna vera, che regala al poeta momenti di gioia e felicità e rappresenta l’amore vero, di carne e spirito. Le due donne simboleggiano il filo sottile che unisce vita e morte, elementi che nella vita e nella poesia coesistono. Nella poesia numero 2 l’autore afferma che la vita è un viaggio avventuroso: “ Avventura e viaggio è questa vita/ che non è esistere nuotando /e studio alla scuola dei tuoi occhi/ e tu mi chiedi la parola/ e io dico Amore visto /dalla camera dell’anima,/ luce dello sguardo delle lunghissime/ tue ciglia se sfioro/ materia elementare il selciato/ polito della strada dove mi porti/ guidando come una donna/ e il gioco è fatto/ e vengono i morti (anche Mirta) e gli angeli.” nel quale vita e morte si sovrappongono . In diverse poesie l’autore menziona “il delta”, quasi a simboleggiare come il cammino della vita, che fluisce come un fiume, ci porta, talvolta, a situazioni che prendono direzioni e versi differenti, strade parallele, che decretano un futuro inaspettato. L’opera, dedicata a una cara amica, Mirta, che nel corso della lettura scopriamo si è tolta la vita, è  costituita da 50  poesie, semplicemente numerate; è tutta pervasa da ambiguità, forti contrasti con parole come: luce-oscurità, vita-morte, pesantezza-leggerezza, bellezza-bruttezza, oriente-occidente; ad ogni cosa, infatti, corrisponde il suo esatto opposto, solo cosi si ha unità, un tutt’uno, concetto filosofico antico  che si riflette in ogni aspetto della natura: giorno-notte, gioia-dolore. Mirta ha probabilmente infranto le regole della vita “… attenzione a non infrangere/ della vita le regole/ la prima quella dell’amore/ secondo natura e in altri modi/ se ai posti di partenza il delta/ duale il bene e il male/ e la luna del libero arbitrio avviene…” (Prologo) e diventa l’emblema di come la vita possa essere  imprevedibile, inspiegabile, e come possa condurre, a volte, su sentieri dai quali non si può tornare indietro (il delta)  e  una scelta può diventare imperdonabile, a tal punto da far soccombere. Il poeta inizia la sua silloge con un prologo, quasi a volerci suggerire che ci si accinge a leggere un’opera teatrale: la rappresentazione della vita, che è finzione, un palcoscenico dove ognuno recita la propria parte. Attraverso il prologo, come nelle opere teatrali, l’autore ci introduce i vari argomenti dell’opera: Tempus fugit, il tempo che non torna indietro, poiché  tutto fluisce, Panta rei; le cose belle e le cose  brutte della vita; il tema della natura “…Cammino nell’erba verde fusione con la natura scalzo…”, di cui  l’autore è parte integrante, e poi la funzione del poeta, uomo con le tasche piene di sogni “…e poi con altri fare il poeta/ con le tasche piene di sogni,/ uscito allo scoperto dalla selva per il gemmante varco/ Il bello e il brutto tempo/ domino dove ero già stato…”, in grado di dominare gli eventi della vita e uscirne vittorioso. L’autore usa sempre un linguaggio semplice, quello della quotidianità, ma le parole sono pregne di simbologia, una simbologia spesso oscura, che non fa comprendere fino in fondo quello che l’autore ci vuole comunicare, forse questo è il suo scopo: confonderci, offrirci spunti,   frammenti, e visioni, per farci riflettere e percepire il caos interiore dell’animo umano e della modernità dei tempi a cui solo la natura, con la sua bellezza e armonia, può donare ordine,   “All’ombra del cipresso e del destino si apre la speranza…” ( n. 15), in quanto riflesso di DIO. “Tutto viene a chi sa aspettare/ e il segreto è non avere paura/ (spalancare le porte a Gesù)” ( n. 38).
Marcella Mellea

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 0 utenti e 2544 visitatori collegati.