Scritto da © gatto - Sab, 06/07/2024 - 21:39
Francesca Luzzio – Michela ci aiuti
Albatros – Roma – 2022 – pag. 149 -€ 11,90
Francesca Luzzio, autrice del romanzo che prendiamo in considerazione in questa sede, è nata a Montemaggiore Belsito e vive a Palermo. È poetessa, scrittrice e critico letterario e ha insegnato Italiano e Latino nei licei e ha pubblicato numerose opere letterarie di poesia, narrativa e saggistica.
La narrazione dei fatti in Michela ci aiuti è connotata da realismo e verosimiglianza e inevitabilmente ogni lettore è portato ad identificarsi con Marco, il protagonista e con le altre figure tratteggiate con una forte introspezione.
La scrittura è in terza persona e la suddivisione dell’opera in brevissimi capitoli numerati, che sono dei veri e propri frammenti, ne accresce il fascino e il piacere della lettura.
Il volume presenta una prefazione di Barbara Alberti esauriente, centrata e ricca di acribia, scritto che non ha per oggetto un’analisi del plot del romanzo, ma che invece costituisce un’acuta riflessione sul senso catartico e salvifico che deriva dalla lettura di buoni romanzi e ovviamente anche buone poesie.
La narrazione è ambientata in un piccolo paese dell’entroterra siciliano; dopo essere stato licenziato Marco trova un posto di bracciante agricolo con la mansione di raccoglitore di olive lavoro che l’appaga perché avviene a contatto con la natura da lui molto amata.
Inizialmente Marco vive con sua madre ed è separato dalla moglie che l’ha tradito e lasciato e i due hanno una figlia Michela amata tantissimo da entrambi.
Poi anche la moglie rimane sola ed entrambi vivono profondi sensi di colpa ma il ricordo e l’amore per Michela stessa che mai li abbandonerà diventeranno forieri della rinascita di un sereno rapporto coniugale che è un vero e proprio lieto fine e che giunge del tutto inaspettato.
A proposito dei rapporti, dell’interagire dei personaggi del romanzo, viene in mente il famoso volume di narrativa di Goethe intitolato Le affinità elettive e questo a proposito delle cariche affettive dei personaggi nel loro agire specialmente nel loro manifestare la propria capacità d’amare.
Proprio la figlia Michela assume il ruolo di catalizzatore e di collante nel rapporto tra gli amati genitori e come è scritto nell’accattivante titolo li salva.
Un romanzo sui sentimenti e anche sul bene e sul male e pare che alla fine lo stesso bene trionfi e questo è detto senza ipocriti e falsi moralismi.
C’è un momento interessante e forte nella vicenda ed è quello nel quale Marco è senza lavoro a causa del licenziamento e convive con la moglie che lavora e lo mantiene.
A Marco ovviamente il suddetto stile di vita va stretto nel suo essere un’inversione di ruoli e sente il protagonista il dovere di svolgere lui le faccende domestiche come preparare il pranzo per la moglie dopo essere tornato a casa dalla rituale passeggiata mattutina.
Il realismo di cui si parlava deriva dalla somiglianza della trama con tante storie di famiglie che avvengono nella realtà e delle quali si occupano molti programmi televisivi.
Nel nostro postmoderno occidentale, nella nostra liquida, alienata e consumistica contemporaneità nella quali si è soli anche in compagnia, prevale la famiglia nucleare che ha preso il posto di quella patriarcale allargata e quindi spesso si è persa l’autenticità dei rapporti tra coniugi e figli, fatto che porta a separazioni e sconfitte.
E proprio figlie di buoni sentimenti come Michela fanno la differenza per una riscoperta dei valori autentici in una famiglia.
Anche il tema religioso è trattato quando Marco in un risveglio rasserenato da un cielo azzurro si rivolge all’immagine del Sacro Cuore di Gesù appesa alla parete e chiede al Cristo di dare una svolta in positivo alla sua vita e la Provvidenza si manifesterà sotto la forma di un nuovo lavoro felice perché fatto a contatto con la natura.
Veramente bello il frammento che descrive Michela in un autobus nell’ammirare il meraviglioso paesaggio lussureggiante nel compiere il tragitto che la porterà al paese di suo padre dopo che è libera da impegni dopo che è terminato l’anno scolastico.
Una commedia che ha per oggetto gli autentici sentimenti pare essere questo romanzo della Luzzio che per quanto si diceva pare essere imbevuto di ottimismo cattolico.
Non per niente Michela crede fermamente alla vita dopo la morte e riordinando gli oggetti nella casa del padre, oggetti tra i quali ci sono gli abiti della nonna defunta pensa che la nonna viva ancora in un’altra dimensione.
Inoltre Michela si commuove rievocando nella sua mente un episodio triste della sua infanzia vissuto con la nonna che le aveva regalato una bambola e la stessa bambola le era stata sottratta da un cane minaccioso e lei bambina era scoppiata in un pianto disperato.
Così oltre al tema degli affetti tra familiari è presente necessariamente il tema delle generazioni che si susseguono, della condizione umana e dell’eterno ritorno.
La scrittura brilla per chiarezza ed eleganza e al lettore pare di affondare nelle pagine.
In definiva come sopra si affermava coglie nel segno la tecnica originalissima usata da Francesca Luzzio per l’assemblaggio del romanzo, quella dei brevi e brevissimi frammenti che per il lettore risultano sia autonomi nella coralità del volume sia strettamente connessi tra loro per il senso logico degli avvenimenti narrati con urgenza e compostezza.
Un romanzo dalla lettura del quale si emerge soddisfatti se tutte le opere di narrativa e di poesia sono salvifici per il lettore e un buon libro, come espresso in pubblicità televisive di decenni fa innalza l’intelligenza del lettore nell’incantarsi nel leggere le vicende narrate e nell’identificarsi inevitabilmente con i personaggi tutti diversi tra loro.
Un’epifania della commedia umana attraverso il recitare dei personaggi per usare un metafora teatrale, se la vita umana stessa per certi versi è tutta una recita.
Raffaele Piazza
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