Scritto da © Franco Pucci - Dom, 05/03/2017 - 16:48
Ed era grande magia osservare,
-serrata tra le dita di mio padre-
quella lucente lametta d’acciaio
che appuntiva precisa e sapiente
il legno verde scuro della matita.
Lo stupore appariva sulle labbra
il sorriso rotolava nei miei occhi.
La grafite aguzzata come freccia
prendeva allora forma e dominio
-altera esibiva tutto il suo potere-
Ed è piccola banalità quotidiana
coartare il legno dall’anima nera
alla volontà di un cuore migrante
che anela il bianco di un approdo
dove incidere come fosse graffito.
Le emozioni i versi che graffiano
che riscaldano aurore anemiche,
ritornano ogni volta come allora.
È l’amore che bussa, nonostante.
-lametta d’acciaio tra le mie dita-
È la mia piccola-grande magia.
-serrata tra le dita di mio padre-
quella lucente lametta d’acciaio
che appuntiva precisa e sapiente
il legno verde scuro della matita.
Lo stupore appariva sulle labbra
il sorriso rotolava nei miei occhi.
La grafite aguzzata come freccia
prendeva allora forma e dominio
-altera esibiva tutto il suo potere-
Ed è piccola banalità quotidiana
coartare il legno dall’anima nera
alla volontà di un cuore migrante
che anela il bianco di un approdo
dove incidere come fosse graffito.
Le emozioni i versi che graffiano
che riscaldano aurore anemiche,
ritornano ogni volta come allora.
È l’amore che bussa, nonostante.
-lametta d’acciaio tra le mie dita-
È la mia piccola-grande magia.
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