Scritto da © Franco Pucci - Lun, 06/02/2017 - 23:17
Ho sognato che cadevo nel vuoto.
È in queste notti orfane di luna arancio
che la tela non ha l’allegria d’acquerello
ma il cobalto della volta celeste barcolla
vira in nero pece che spaurisce l’anima.
Ho sognato che cantavo senza voce.
Sai ho visto il dolore, conosco la paura
il groppo in gola che non t’abbandona
e non vale metterlo all’incanto nei ceri
Crono affamato è scaccino inesorabile.
Ho sognato la solitudine dello scoglio.
E poi cercare le nostre orme sulla rena.
Se il mare rifiuta l’abbraccio della riva
e ritira il suo respiro orfano della luna
potrei forse seguitare il nostro viaggio?
No.
È in queste notti orfane di luna arancio
che la tela non ha l’allegria d’acquerello
ma il cobalto della volta celeste barcolla
vira in nero pece che spaurisce l’anima.
Ho sognato che cantavo senza voce.
Sai ho visto il dolore, conosco la paura
il groppo in gola che non t’abbandona
e non vale metterlo all’incanto nei ceri
Crono affamato è scaccino inesorabile.
Ho sognato la solitudine dello scoglio.
E poi cercare le nostre orme sulla rena.
Se il mare rifiuta l’abbraccio della riva
e ritira il suo respiro orfano della luna
potrei forse seguitare il nostro viaggio?
No.
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