Scritto da © Franco Pucci - Lun, 02/02/2015 - 15:55
Adagio. A passi felpati.
[sono entrato senza bussare nel tuo cuore
le spine di antichi amori con passo felpato
-ho costretto celando il ricordo del dolore-
nel pugno che stringeva rose rosse di rovo]
Forte. A lingua sciolta.
Forse fu un azzardo quella mia spregiudicatezza
ma il cuore batteva un ritmo ancora sconosciuto
sicuro, il tuo sorriso celava un sì di timide ciglia
e il racconto ebbe un prologo di promessa poesia.
Sì, cinquanta anni fa ho inciso l’incipit nell’anima
di questa lirica ho conservato omissis e correzioni
e la chiusa -ancora tutta da scrivere- è nel silenzio
che coccola mille parole appese alle nostre labbra.
Adagio. Ho intinto la penna.
[e ora sono qui, rannicchiato tra le tue ciglia
-rapì la mia blusa da marinaio il tuo cuore-
erano anni spudorati quelli, di roseo futuro
ancora stringo in mano le rose del domani]
Forte. Accarezzo il silenzio.
[sono entrato senza bussare nel tuo cuore
le spine di antichi amori con passo felpato
-ho costretto celando il ricordo del dolore-
nel pugno che stringeva rose rosse di rovo]
Forte. A lingua sciolta.
Forse fu un azzardo quella mia spregiudicatezza
ma il cuore batteva un ritmo ancora sconosciuto
sicuro, il tuo sorriso celava un sì di timide ciglia
e il racconto ebbe un prologo di promessa poesia.
Sì, cinquanta anni fa ho inciso l’incipit nell’anima
di questa lirica ho conservato omissis e correzioni
e la chiusa -ancora tutta da scrivere- è nel silenzio
che coccola mille parole appese alle nostre labbra.
Adagio. Ho intinto la penna.
[e ora sono qui, rannicchiato tra le tue ciglia
-rapì la mia blusa da marinaio il tuo cuore-
erano anni spudorati quelli, di roseo futuro
ancora stringo in mano le rose del domani]
Forte. Accarezzo il silenzio.
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