Scritto da © Francisca2 - Sab, 14/02/2015 - 18:24
Era seduta sulla riva del mare, il vento le carezzava le gote, rosse come brace, i suoi grandi occhi come fari scrutavano l'orizzonte.
Le piccole mani immerse nella sabbia alla ricerca di lepidotteri, che cercavano riparo dal sole affondando nelle dune.
Celeste era lì da sola, la spiaggia il suo grande rifugio.
Appena le era consentito, fuggiva dal mondo alla ricerca di una dimensione celeste, celeste come il suo nome.
Quel giorno era felice aveva marinato la scuola con una scusa banale, non aveva famiglia Celeste, viveva con una vecchia zia che le era parente solo di lontano.
Una zia scontrosa e severa che si era fatta carico del suo crescere quando venne abbandonata dalla madre.
Non aveva mai conosciuto il padre Celeste, nessuno sapeva chi fosse.
Per una ragazzina della sua età l'assenza del padre era pesata parecchio, e la spiaggia e il mare lo rappresentavano degnamente.
Lo immaginava generoso con le braccia tese verso di lei, come l'insenatura ormai familiare che si apriva ai suoi occhi, lo immaginava immenso con una forza soprannaturale come il mare che l'aspettava ogni giorno.
Non sapeva che la sua vita sarebbe cambiata nello spazio di poco.
Quel giorno ad attenderla sulla battigia, c'era un giovane alto, bello con le sembianze di un Dio, nella mente di ragazzina quel giovane altri non poteva essere che un messaggero del mare, giunto fino lì solo per lei.
Celeste impaurita si avvicinò, non lo aveva mai notato, durante le sue passeggiate, anche se una figura, pareva in lontananza, seguirla costantemente.
L'uomo aveva tra le mani un carillon e appena Celeste gli fu abbastanza vicina, aprì il piccolo scrigno che diffuse dolce melodia nell'aria.
Le note richiamarono alla memoria di Celeste una magica nenia lontana, straordinariamente efficace alla sua memoria, tanto da farle ricordare sensazioni di tenerezza assoluta, che non conosceva da tempo.
"Padre" sussurrò Celeste
E al suono di quelle parole l'uomo la raccolse come conchiglia preziosa, si voltò verso il mare e scomparvero entrambi.
Celeste era malata.
Soffriva la mancanza d'amore. Lei era Celeste come il suo mare.
Le piccole mani immerse nella sabbia alla ricerca di lepidotteri, che cercavano riparo dal sole affondando nelle dune.
Celeste era lì da sola, la spiaggia il suo grande rifugio.
Appena le era consentito, fuggiva dal mondo alla ricerca di una dimensione celeste, celeste come il suo nome.
Quel giorno era felice aveva marinato la scuola con una scusa banale, non aveva famiglia Celeste, viveva con una vecchia zia che le era parente solo di lontano.
Una zia scontrosa e severa che si era fatta carico del suo crescere quando venne abbandonata dalla madre.
Non aveva mai conosciuto il padre Celeste, nessuno sapeva chi fosse.
Per una ragazzina della sua età l'assenza del padre era pesata parecchio, e la spiaggia e il mare lo rappresentavano degnamente.
Lo immaginava generoso con le braccia tese verso di lei, come l'insenatura ormai familiare che si apriva ai suoi occhi, lo immaginava immenso con una forza soprannaturale come il mare che l'aspettava ogni giorno.
Non sapeva che la sua vita sarebbe cambiata nello spazio di poco.
Quel giorno ad attenderla sulla battigia, c'era un giovane alto, bello con le sembianze di un Dio, nella mente di ragazzina quel giovane altri non poteva essere che un messaggero del mare, giunto fino lì solo per lei.
Celeste impaurita si avvicinò, non lo aveva mai notato, durante le sue passeggiate, anche se una figura, pareva in lontananza, seguirla costantemente.
L'uomo aveva tra le mani un carillon e appena Celeste gli fu abbastanza vicina, aprì il piccolo scrigno che diffuse dolce melodia nell'aria.
Le note richiamarono alla memoria di Celeste una magica nenia lontana, straordinariamente efficace alla sua memoria, tanto da farle ricordare sensazioni di tenerezza assoluta, che non conosceva da tempo.
"Padre" sussurrò Celeste
E al suono di quelle parole l'uomo la raccolse come conchiglia preziosa, si voltò verso il mare e scomparvero entrambi.
Celeste era malata.
Soffriva la mancanza d'amore. Lei era Celeste come il suo mare.
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