Scritto da © francesco ballero - Mer, 22/08/2012 - 10:50
Si nasconde e si involge di caligine.
Nelle sue albe e tramonti inviolabili,
nel nugolo di corpi senza suono
s’affossa e si disperde la densità del tempo.
C’è un silenzio che insiste per le piazze e nei vicoli,
inghiottito con labbra serrate,
così fedele all’eco della tua solitudine.
Me ne sono andato un mattino
anche se fra i pensieri
ancora oggi si ostina
una gioia malata di te,
che non dici più niente
e sei spada nel ventre.
Tu non sai dei deserti dove sciolgo il mio pianto
e non sento parole sgorgare dal fondo.
Vado incontro al mio nulla,
la notte è un tempo che è simile a me.
Ci saranno altri giorni da contare,
brulle stagioni ed ombre sui colori,
appoggerò le mie ossa sfinite
sulla terra rimorta
narrandomi il passaggio di mille albe
per sentire cantare le pietre.
Ora il silenzio è respiro
di parole più nuove
che sono state baciate dal fuoco.
Io rimango quaggiù
dove la notte promette ai suoi figli
di abitare le stelle,
ed è dolce il tacere.
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