Scritto da © fintipa2 - Dom, 27/05/2012 - 17:32
E’ lite d’anima: l’uno s’è fatto avanti col gladio di scelte pure,
dolorosi e veri i suoi lamenti quando ferito stramazza al suolo
l’altro irridente, in bella mostra recita la sua parte
il teatro, l’ amore.. amore comprato, un bigliettino…
vedi come stravolge i trucchi del dolore sul tavolo d’anatomia.
Dove se non nel rene morto nascondersi meglio?
E cos’è che facevi in quelle notti nel campo\ filo spinato e crucchi di guardia,
leccavi godendo ferite altrui, ti consolavi guardando nei vasi di formalina.
Chiamo a testimone Dio, che fiero era l’animo per colpirti ai fianchi, in fronte..
Mi sarei fatto in quattro per quelle cannonate …obici ho visto passare, era voce dolce,
ogni sillaba una pallottola mortale. A stento qualcuno annuisce.
Il sibilo?….pare anche bello, un canto d’usignolo, stupendo dico io, d’Eschilo,
ma noi qui a godere le rose, anche rosse sembrano ciclamini, non vedete?
Così contratte, un dolore le trascina alla rovina.
Maggio ne faceva di meglio, le nutriva di azzurro e lillà.
Si ma io ho messo le mie legioni sul campo, le stesse a Cinocefale per te
ed ora non rimane che l’eco della battaglia, l’allegria della piazza se n’è andata, le donne,
i bambini? Mettiamoli al riparo che è meglio e attenti alle caramelle.
La guerra è ancora aperta, Cartagine non è presa, sta lì grassa e ricca ad illudere che il futuro
è suo, viaggi d’oltremare, il giro d’africa, la terra a Nord…sembra il destino un cielo fausto
ci penseremo noi a dire dove mettere il grano di Sicilia.
Vieni che catturiamo il lupo, stanarlo non sarà facile nell’oro di giugno,
vengano a risollevare il verso le tue seti pure,
nessuno ascolta, nessuno ha capito la guerra del giglio tagliato,
forse perché a maggio è di troppo l’ urlo e disturba i profumi
il rosso versato da un papavero.
Ti cerco maggio, ma tu non rispondi e cosa avrà il girasole,
con le ciglia storte\ corrotte sul margine del prato
il giallo cola dal vestito sfatto, senza raggi sembra un pierrot.
Colgo uno di quei trucchi d’acrobata, quel tenersi in bilico sul filo non è suo,
arriva anche a questo pur di stare col vestito nuovo e conservarsi l’aguzzino
sotto c’è rete a trattenerlo ed io lontano…lontano..
nemmeno ali per chiudere la partita.
con le ciglia storte\ corrotte sul margine del prato
il giallo cola dal vestito sfatto, senza raggi sembra un pierrot.
Colgo uno di quei trucchi d’acrobata, quel tenersi in bilico sul filo non è suo,
arriva anche a questo pur di stare col vestito nuovo e conservarsi l’aguzzino
sotto c’è rete a trattenerlo ed io lontano…lontano..
nemmeno ali per chiudere la partita.
E’ lite d’anima: l’uno s’è fatto avanti col gladio di scelte pure,
dolorosi e veri i suoi lamenti quando ferito stramazza al suolo
l’altro irridente, in bella mostra recita la sua parte
il teatro, l’ amore.. amore comprato, un bigliettino…
vedi come stravolge i trucchi del dolore sul tavolo d’anatomia.
Dove se non nel rene morto nascondersi meglio?
E cos’è che facevi in quelle notti nel campo\ filo spinato e crucchi di guardia,
leccavi godendo ferite altrui, ti consolavi guardando nei vasi di formalina.
Chiamo a testimone Dio, che fiero era l’animo per colpirti ai fianchi, in fronte..
Mi sarei fatto in quattro per quelle cannonate …obici ho visto passare, era voce dolce,
ogni sillaba una pallottola mortale. A stento qualcuno annuisce.
Il sibilo?….pare anche bello, un canto d’usignolo, stupendo dico io, d’Eschilo,
ma noi qui a godere le rose, anche rosse sembrano ciclamini, non vedete?
Così contratte, un dolore le trascina alla rovina.
Maggio ne faceva di meglio, le nutriva di azzurro e lillà.
Si ma io ho messo le mie legioni sul campo, le stesse a Cinocefale per te
ed ora non rimane che l’eco della battaglia, l’allegria della piazza se n’è andata, le donne,
i bambini? Mettiamoli al riparo che è meglio e attenti alle caramelle.
La guerra è ancora aperta, Cartagine non è presa, sta lì grassa e ricca ad illudere che il futuro
è suo, viaggi d’oltremare, il giro d’africa, la terra a Nord…sembra il destino un cielo fausto
ci penseremo noi a dire dove mettere il grano di Sicilia.
Vieni che catturiamo il lupo, stanarlo non sarà facile nell’oro di giugno,
vengano a risollevare il verso le tue seti pure,
nessuno ascolta, nessuno ha capito la guerra del giglio tagliato,
forse perché a maggio è di troppo l’ urlo e disturba i profumi
il rosso versato da un papavero.
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