Scritto da © miresol - Sab, 28/05/2011 - 10:29
Avanzava per il sentiero, felice di non avere accanto a sé sua sorella. Irene le diceva ogni volta come comportarsi e poi era più veloce a correre e nella gara a fare ghirlande vinceva sempre, ma oggi Marta era sola. Si chinò vedendo un mazzo di viole e a un tratto il loro profumo delicato diventava più intenso, così soffocante da farle mancare il respiro. Allora lei si girava per tornare indietro, ma non riusciva a muovere un passo: le viole spuntavano sul sentiero da sotto i sassi e si moltiplicavano spandendo quell’aroma dolciastro. Forzandosi si imponeva di avanzare, ma le viole la facevano incespicare, aggrovigliandosi intorno ai piedi, erano strane, munite di spine, non ne aveva mai viste di simili. Cadendo col viso a terra si sentì graffiare; le sembrò di sentir ridere sottovoce, poi sempre più forte, quasi qualcuno si burlasse di lei, forse erano le viole.
“Sei pazza “ si diceva, “Sono fiori innocui, sei venuta qui per raccoglierli, di che cosa hai paura?” Però intanto non riusciva a riprendere fiato e tossiva affannosamente, portandosi la mano alla gola.
“Sei pazza “ si diceva, “Sono fiori innocui, sei venuta qui per raccoglierli, di che cosa hai paura?” Però intanto non riusciva a riprendere fiato e tossiva affannosamente, portandosi la mano alla gola.
Marta si svegliò nel mezzo di una crisi d’asma; cercando di tenere a bada l’agitazione, recuperò dal comodino il piccole flacone, uno spruzzo, due, quindi attese che il farmaco facesse il suo effetto.
Di nuovo il sogno era tornato a trovarla, due volte ormai in una settimana; c’era stato un tempo in cui non passava notte che non fosse funestata da quell’incubo, poi negli anni le viole erano sbiadite, avevano perso odore e colore e lei aveva ripreso a dormire.
Che cosa allora le aveva fatte ritornare? Perché il passato la prendeva di nuovo alle spalle? Per quanto ancora la memoria le avrebbe chiesto di pagare pegno? Cercò di tacitare le domande leggendo il libro che aveva sul comodino, ma le parole scorrevano sotto gli occhi senza senso.
Allora si alzò per aprire le imposte: le sei del mattino, già il cielo era chiaro, l’inizio dell’estate non smetteva mai di sorprenderla . Accoglieva la luce come un dono fatto a lei personalmente, le piaceva vederla diffondersi in quel piccolo appartamento all’ultimo piano sopra la piazzetta alberata. Lì aveva trovato rifugio, lo sguardo nel verde, ma nel contempo vicino al cielo, distante da terra e radici.
“Non mettere le mani nella terra” le diceva la madre “Quando corri, attenta alle radici” e aveva ragione , è così facile cadere, è questione di un attimo sporcarsi, poi non si riesce più a tornare veramente puliti.
Di nuovo il sogno era tornato a trovarla, due volte ormai in una settimana; c’era stato un tempo in cui non passava notte che non fosse funestata da quell’incubo, poi negli anni le viole erano sbiadite, avevano perso odore e colore e lei aveva ripreso a dormire.
Che cosa allora le aveva fatte ritornare? Perché il passato la prendeva di nuovo alle spalle? Per quanto ancora la memoria le avrebbe chiesto di pagare pegno? Cercò di tacitare le domande leggendo il libro che aveva sul comodino, ma le parole scorrevano sotto gli occhi senza senso.
Allora si alzò per aprire le imposte: le sei del mattino, già il cielo era chiaro, l’inizio dell’estate non smetteva mai di sorprenderla . Accoglieva la luce come un dono fatto a lei personalmente, le piaceva vederla diffondersi in quel piccolo appartamento all’ultimo piano sopra la piazzetta alberata. Lì aveva trovato rifugio, lo sguardo nel verde, ma nel contempo vicino al cielo, distante da terra e radici.
“Non mettere le mani nella terra” le diceva la madre “Quando corri, attenta alle radici” e aveva ragione , è così facile cadere, è questione di un attimo sporcarsi, poi non si riesce più a tornare veramente puliti.
Era domenica, avrebbe trascorso quel giorno da sola, si era riservata un tempo tutto per sé, lontano dalla sorella e dai suoi nipotini, lontano dai pochi amici. Prese l’occorrente e si mise all’opera: le piaceva dar vita a piccoli fiori fatti con fazzoletti di carta, soprattutto a rose. Amava il gioco di pazienza per dar forma a petali sottili come veli. “La fragilità è una forma di bellezza” pensava, mentre le sue mani si muovevano leggere. Sistemava le sue creazioni in bicchieri o vasi di cristallo, non teneva in casa fiori o piante vere, spesso non ne sopportava l’odore e a molti era allergica.
Quella mattina però non riusciva a rilassarsi, un tremito le percorreva le dita, aveva rovinato un petalo e stava cercando di porre rimedio ridefinendo i contorni con una piccola forbice. Sobbalzò quando il telefono si mise a squillare, chi poteva mai essere, che cos’ era successo? Fu tentata di non rispondere, poi si alzò riluttante.
Dall’altra parte la voce di Irene era più seria del solito.
“Tutto a posto con i bambini ?” domandò Marta “Come ve la passate lì al mare?” quasi a rassicurarsi che tutto procedesse nel modo giusto.
“Sì qui c’è il sole, noi stiamo tutti bene ” rispose la sorella lentamente, come per prendere tempo. Poi, dopo un silenzio in cui lei riusciva a percepire il suo respiro, aggiunse: “Devo riferirti una cosa, prima che tu lo sappia da altri: Renzo Paneri è morto”.
Le campane di là dalla piazza suonarono le nove, lei ne contò i rintocchi. Avrebbe dovuto sentirsi felice, libera finalmente, oppure provare rabbia, persino tristezza, tante volte in passato aveva immaginato quel momento, invece si sentiva solo svuotata.
“ Marta, come stai? Dimmi qualcosa!”
Non sapeva cosa rispondere, chiuse meccanicamente la comunicazione e quando il telefono tornò a squillare, decise di ignorarlo.
Quella mattina però non riusciva a rilassarsi, un tremito le percorreva le dita, aveva rovinato un petalo e stava cercando di porre rimedio ridefinendo i contorni con una piccola forbice. Sobbalzò quando il telefono si mise a squillare, chi poteva mai essere, che cos’ era successo? Fu tentata di non rispondere, poi si alzò riluttante.
Dall’altra parte la voce di Irene era più seria del solito.
“Tutto a posto con i bambini ?” domandò Marta “Come ve la passate lì al mare?” quasi a rassicurarsi che tutto procedesse nel modo giusto.
“Sì qui c’è il sole, noi stiamo tutti bene ” rispose la sorella lentamente, come per prendere tempo. Poi, dopo un silenzio in cui lei riusciva a percepire il suo respiro, aggiunse: “Devo riferirti una cosa, prima che tu lo sappia da altri: Renzo Paneri è morto”.
Le campane di là dalla piazza suonarono le nove, lei ne contò i rintocchi. Avrebbe dovuto sentirsi felice, libera finalmente, oppure provare rabbia, persino tristezza, tante volte in passato aveva immaginato quel momento, invece si sentiva solo svuotata.
“ Marta, come stai? Dimmi qualcosa!”
Non sapeva cosa rispondere, chiuse meccanicamente la comunicazione e quando il telefono tornò a squillare, decise di ignorarlo.
Passò un’ora, forse due, non avrebbe saputo dire. Affacciata alla finestra, guardava le tegole dell’edificio più in basso, le contava ad una ad una, ma a un certo punto perdeva il filo della numerazione e doveva riprendere da capo. Si riscosse al suono d un clacson come se uscisse da un sogno. Andò nella camera, aprì la cassettiera, tolse dalla cartelletta il foglio di giornale che un giorno aveva trovato nell’abitazione dei suoi, tra vecchi documenti di famiglia.
Era un articolo di cronaca “Alcuni giorni fa in una frazione della nostra cittadina è avvenuto un fatto particolarmente grave: la piccola M. di sei anni ha subito un’aggressione da parte di un compaesano. La bambina, che si era allontanata per andare a giocare nel prato in cui era solita recarsi con la sorella più grande, è stata ritrovata riversa a terra e sotto shock su un sentiero non molto distante da casa. Il passaggio di alcuni ragazzi ha messo in fuga l’uomo, evitando che questa brutta storia assumesse dimensioni ancora più tragiche. In base alle loro testimonianze e ai dettagli forniti successivamente dalla bambina si è arrivati al riconoscimento dell’aggressore, Renzo Paneri, già sospettato in passato di abusi su minori …”.
Era un articolo di cronaca “Alcuni giorni fa in una frazione della nostra cittadina è avvenuto un fatto particolarmente grave: la piccola M. di sei anni ha subito un’aggressione da parte di un compaesano. La bambina, che si era allontanata per andare a giocare nel prato in cui era solita recarsi con la sorella più grande, è stata ritrovata riversa a terra e sotto shock su un sentiero non molto distante da casa. Il passaggio di alcuni ragazzi ha messo in fuga l’uomo, evitando che questa brutta storia assumesse dimensioni ancora più tragiche. In base alle loro testimonianze e ai dettagli forniti successivamente dalla bambina si è arrivati al riconoscimento dell’aggressore, Renzo Paneri, già sospettato in passato di abusi su minori …”.
Marta sospese la lettura, appallottolò il foglio e lo buttò via, l’aveva tenuto per troppo tempo con sé, inutilmente. Poi andò in soggiorno, riprese in mano il fiore anche se si sentiva stanca, se le dita sembravano non avere energia, doveva finirlo, risistemare l’ultimo petalo; riuscì a piegarlo in modo che non si notasse la leggera slabbratura, di tutte le rose questa era assurdamente la più bella. La infilò nel vaso di cristallo, accanto alle altre, lo stelo un po’ reclinato. Osservando meglio, spostò leggermente il vaso, perché la rosa, che appariva un poco in ombra, potesse essere accarezzata dalla luce.
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