Cos’è reale nella città irreale?
Il violetto forse
nel concedersi al tramonto?
Una dolce anarchia l’avvolge al sole
lo scuote dentro
una voglia d’essere
Null’altro
l’accomuna al mandorlo
aspro
nel configgere radici al ponte
Ma è dolce appartenere
a questa civiltà
di fico nato nell’acacia
il migliore dico tra gli umani
uno che capisce anche la nausea
che ti prende a rimanere troppo a lungo
con le ali di una mosca
Io non riuscivo a scuotermi in un’ortica
col ridicolo sempre addosso
e l’ossessione
di non barare
poi mi avvolsi ad un canale
per vivere di dentro
la parietaria
vedere in faccia il cielo
quando imita il profondo d’uomo
e farnetica di buio e neon
vendendoli per varchi e stelle