Ripercorrendo tutto l’incerto cammino
Della selva ingannevole e insieme scrutando le ombre,
le percorre a ritroso, ed erra tra i cespugli silenti…)
(Eneide, IX v.390-393)
Pensi mai a cosa ero prima di venire dentro a quello specchio
tu viva aggrappata ad un riflesso, agile sul nulla di un respiro
rigirando ossa nel guado della luna
Io a guardarti negli occhi, che a trovarli dovetti chiudere
il tempo in una gabbia
Dopo?
Non c’è mai stato un dopo
Sono ancora lì chiodo nel tuo muro
ad inventarmi malve e mari per tornare
cruccio del ragno che ti mangia gli occhi
Ah, se mi dicessi vai
cercati un altro oriente
la pelle di un ulivo
calmo nel rivoltarsi l’anima
Ovunque è la mia voce
che basta togliere la luna per vedermi ancora
e contro Me lottare, avvinghiando scheletri
e risonanze che arrivano a quest’ottobre
di gabbiani e ali di formica
affogati in una pioggia
-Cos’è dimmi che m’attraversa t’attraversa
solo specchio e corda
che dovetti lottare
spezzare ginocchia alla Regina di stracci?-
2-LEI
-Ehi tu
non leggere “ Enter the chilly no-man…”
La mia sindrome non ha poeti morti
ma viva la fa la ferita al collo
sono qui a raccogliere l’osso
di dentro spezzato
già sento il tripudio di vermi
qui e là si banchetta di madre
bianca è la guancia l’altra brucia d’inferno
-non m’ incanta il giro di perle nel vuoto del cranio… -
S’intravvede a distanza una forma di Dio
una luce che torna dal cassonetto
un’ Altra trafitta alle mani ai piedi al costato
Sei tu
scendi allora a guardare questa forma di uomo
se conosci ciò che io non conosco
se hanno carni le mani
prendile
sono tue.
4-RACCOLTA DI VERDE OCCHI
Non fu facile trovare gli occhi
sciogliere labbra dal naufragio d’ossa
ero nel Gabbiano
e tu?
Ti ho cercata in una stiva marcia
nel rovescio di tepore perso
nido d’oro bocche aperte
ed il Verde
che colava da ogni parte
versando fuoco nelle gole
gioco di seno e canto di cigno
deviavano lo scacco
Eri lì
viso sciolto gambe mute nel legno
a muovermi la mano
nella raccolta a fondo
non ebbi timore di forzare la Notte
che ti prendeva come fossi il Buio
saperti viva è diverso
la speranza ha un gesto di guance bambine
la rosea bellezza del toccare la roccia d’ulivo
e lì quel rosso pulsato
era il fondo, guardata guardavi i miei occhi sul gorgo
sperduta affiorante la mano ero lì
qualcosa su sedia e guardavo
non mi prese l’indifferenza
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