Scritto da © Marika - Lun, 11/10/2010 - 18:29
Fra campi risorti dietro un'aria di vetro
mi forgio la spenta chioma
aggrappata all'inquietudine
mi forgio la spenta chioma
aggrappata all'inquietudine
Cammino scalza
arginando le stelle
in un palmo di mano.
Difficile dire a una penna
quanto sia dolce il riposo
perché di un suono stridente
potrebbe riempire il silenzio
e Ancora mi sfugge
quanto tempo ancora
sia destinato un cuore nell'imbrunire
a cantare le sue confessioni
Allora
semmai si inciamperà fra le mie pagine
a cercare un triste riparo
si ricordi di una donna che raffiora
in Pestilenze di amare note
che rode
nelle pause di ascolto
dietro irte mura
dietro irte mura
di smunti sonatori
e Nelle stanze
in cui si ricerchi la speranza
di quella donna con larga abitudine
di mollare ossa che colano dolore
si sentiranno solo viscere
e Nelle stanze
in cui si ricerchi la speranza
di quella donna con larga abitudine
di mollare ossa che colano dolore
si sentiranno solo viscere
avvelenate di rimpianti.
Se ricerchi
l'avventura di un'anima
che giocava fra le luci della notte
a schiacciare lucciole e zanzare...
avvicinati a una realtà più docile
di una figlia
che da lontano avvisa
la molle tristezza
della tua solitudine.
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