Scritto da © ferdinandocelinio - Gio, 25/10/2018 - 14:10
Penso all'atarassia del grembo,
alla pace acquea della luce prima della luce
con il crack del linguaggio, a succedere,
necessità metrica del nome,
di maniera, sopra,
con lo schema che fluidifica il borbottio.
L'istinto è animale,
il resto è costruzione architettonica,
significati e significanti nell'insignificanza delle cose,
il graffio della comprensione e lo schianto,
l'incomprensibile
ma quell'acqua e quella pace.
Senza verbo.
Io piango
Piango per la mia venuta qui
Piango per l'arte caduca della poesia
I baffi impomatati di Dalì, io piango, che parla con il solo tocco
Piango per lo sforzo epistemologico dell'intelligenza
Seguo i sentieri di Freud
le paure di Nietzsche
la lucidità di Sartre
la mia tremula fragile inconsistente resistenza
io seguo
senza indagare più di tanto il suono e la frequenza
il fascinoso inganno dell'attrazione vocale
Senza nome io seguo
me stesso
lo squarcio della vibrazione
che è luce dopo la luce
inoltrandosi il mondo.
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