Scritto da © ferdinandocelinio - Dom, 07/04/2019 - 00:01
Ho chiamato l’alba da una
stanza segreta, coperto dalla mia strana e solita
foga di vivere, le ginestre non m’hanno risposto :
“Messina non è l’inferno che pensi”
Invece io la vedo verniciato di questo giallo sporco,
la mia città, quandoo scendo dalla notte
con una spina nel fianco sinistro
e quest’alba si nasconde sotto i pori delle occhiaie.
Messina mi conosce, sa che non se ne trarrà
mai nulla da chi ha occhi così infossati.
*
Questa è la poesia degli esseri parlanti,
delle creature che muovono le mani afferrando cose…
sono le parole che filtrano tra i baci,
le bave e gli umidori
che gli uomini si scambiano
per sentirsi
completi.
*
Tutta questa vita è solo
un latte di papavero, una caviglia
ciondolante che traballa
sul dirupo del cratere
e noi ci nutriamo di essa
come cannibali che divorano
la loro stessa carne,
siamo primizie, sughi pronti Barilla
sotto questa morte che s'avventa
come un terremoto, quando è presto, di mattina.
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