Tipica espressione del grecale è la strepitosa
andatura del corso nudo, con lo spartitraffico in fuori,
rigido fino al punto in cui tocca all'orecchio far passare
la voce da una costola all’altra. Attendevo parlassi anche tu:
l’amante vocale nulla può contro la consonanza lontana,
ugualmente l'eco
è più debole dell’attesa, pertanto il sospiro
non fa breccia nel futuro passato. Parrebbe un richiamo,
ma tu, da un corpo così distante, non distingui mai
di agire nel sangue, sulla carne diramata, aperta a cielo aperto:
manca la porta per gli occhi e una sete antica del fatto
non fatto.
Qui viene il grecale, come verbo da usarti, su quanto
resta nel torace: il colpo di grazia è la folata,
nota gelata, percussione dell’aria in viaggio,
con frecce acuminate ai calcagni
che battono l’asfalto, e tu, mai contemplata
in questo raggio
arricci il seme secolare dei nomi atterrati.
Più frutti distanti opponi alla fame,
più incuti assenze a sazietà.
Sei stata percorso, quindi non cadi mai:
ma davvero la folata non ha mani per scrollarti
le spalle? Testimone del profilo portato
è la grazia delle ali; allora, chi ti ha collocata
nel grecale? Porto in me le zanne più coriacee
della prima carne staccata dalle labbra.
- Blog di ferdigiordano
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