Scritto da © ferdigiordano - Sab, 27/10/2012 - 17:03
Decisamente il congedo è un atto allegorico
tra un capo e l’altro di una distanza.
Una similitudine che comprende la mano agitata
nella stazione risanata del torace.
Lo si appende con la bocca all'orecchio lontano.
Lo si sceglie prima
di ogni chilometro versato. Perché il saluto è
l’installazione di un viaggio sonoro
o di gestualità coincidenti
in ciò che separa orizzonti e li fa
labbra sulla stessa ferita.
Ma dallo squarcio l'urlo ammonisce il bacio fuoriuscito.
E’ la barra dello spazio
schiacciata tra l’ultima lettera del saluto
e l'iniziale del nome.
Perché quel nome è una nave
con tutti i suoi porti attraccati, e avresti voluto
prenderla non appena
lo sventolio delle mani lasciava al molo
una scia sbandata.
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