Scritto da © ferdigiordano - Sab, 29/10/2016 - 11:30
Chi ti insegue? Il pensiero è un predatore
curvo sulle sillabe invereconde. La perla
va al sogno, illusione che non può coinvolgere
l’iride a riposo. Come ti ha chiamato tua madre
la prima volta? Non ricordi quanto le costò
la tua voce, il suono stridulo che per farlo
vennero i mesi in nove e, poi, il buffo flop
all’uscita dal suo corpo? Era il tempo in cui
le apparizioni costavano le spinte più dolorose.
Non hai visto le smorfie. Né ricordi il viso
sfatto, al limite del guanciale ossequioso
per il coraggio della nuca di sostenere
sia la vita sia la morte in un unico sforzo.
Non girarti: ancora la mente fugge
da quel giorno, non fa ritorno.
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