Se ne è andata, ora, la curvatura dell’anno. Qualsiasi
mezzo aereo l’avrebbe fatta franca contromano.
Un merlo adora piegare sul fianco la collina
girata in senso orario. A tratto, infila il catarifrangente
del becco ovunque i rami celino le lettere di marzo.
Ma il merlo non fa testo.
Per un buon autore, è la panoplia del vento.
L’atmosfera è terrena, si può mercanteggiare con le stelle
un futuro mai puntuale, però arrivato subito.
Non persuade, vero?, disatteso e cupo. Viene con
la luce ma è passato, non domani.
Sembra un testo di non.
Sembra un codice di leggi. É la norma che protegge
la piccolezza, l’immediato, il nanosecondo, Eolo. Sono
poiché “sono” è adesso, e il rumore mi è testimone.
Il rumore racconta intrusioni percorrendo il chiarore
fin dove può. È un flashback, un ritorno di fame. Il buio
descrive meglio come viene. Va verso boh!, va interrogata
la lessicomachia universale con lo stesso rumore
di fondo. Per che cosa muore il mondo e le navi s’incagliano?
Grandezza.
Solo un gesto adorabile porta in paradiso, ma è presto
per alzare le mani e arrendersi. Questa sensazione
è tanto comune quanto mia. Si annuncia nel tronco,
che non è da dio, come il desiderio di portare lumi
dove l’oscuro predice paura. Povero merlo! C’è un modo
diverso di dominare il tronco? No, le braccia legnose
si adattano alla stagione
e mi raccoglie la femminilità dell'altura che punta
sul candore, col cuore seminterrato, sciolto adesso.
Anche sul gelo puoi scommettere ad occhi chiusi,
nonostante la combine tra sole basso e inclinazione.
Come nei rapporti d’amore il polo magnetico è nudo, punto
sulle parole che infiammano il tuo pube. La passione
fu per tutta la collina il sentiero che la incoronava,
dove la gemme iniziavano la notte più liberamente,
o resistevano, in un buio di prima qualità, senza controllo.
Manipolammo il tempo. Scambiando le bocche per momenti
in cui versare il desiderio che saliva.
Contro le ali venne
la rotazione del pianeta, per un altro senso tornasse oggi.
A capo nello stesso raggio, al capoverso del tempo
dove l’attimo sa di ferro del mestiere e la vita lavora
senza alcuna competenza.
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