Scritto da © ferdigiordano - Ven, 28/06/2013 - 12:53
Eri dietro le mani. Tu entravi, ma prima
le mani ricavavano spazio: la tua aria una nicchia
nella camera e la poltrona subito.
Quella poltrona bassa e consunta era votiva. Seduta,
crollavi da un'altezza celeste. Da una volta
solo tua. Sulla pelle grattata eri santa, ma di più:
madre angusta e minuta, quasi finita.
Madre d’acqua: come un greto la mia argilla.
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