Scritto da © Fausto Raso - Dom, 19/01/2014 - 14:20
Con la scoperta del "Nuovo Mondo" (XV secolo) sono entrate nel nostro idioma altre parole perché gli scopritori si trovarono a dover designare gli oggetti, le piante, gli animali, i fenomeni che esistevano nel mondo nuovo e non nel nostro, cosí parecchi di quei nomi - entrati nel nostro lessico - finirono col diventare comunissimi. Basti pensare che provengono dall'America le patate, il granturco, i pomodori, i tacchini, i fagioli e le mele. Oggi nessuno, quando va al mercato a comprare un chilo di patate, per esempio, sa di adoperare un "americanismo" tanto è comune, ormai, questo nome. E a proposito di piante provenienti dal nuovo mondo, i linguisti di allora si trovarono di fronte a un dilemma: o accettare i nomi adoperati dagli indigeni o coniare nuovi termini. Furono seguite ambedue le strade. Per le patate, per esempio, fu conservato il nome americano un po' alterato; per il pomodoro i linguisti hanno creato un nome nostrano. Ancora oggi, a distanza di secoli, c'è oscillazione tra le due strade per quanto riguarda il nome di una pianta: il granturco. Chi lo chiama con il nome americano "mais", chi con quello italiano "granone", "frumentone", "granturco". Perché "grano turco" si domanderà - giustamente - qualcuno? La Turchia che cosa c'entra? Nulla, assicurano storici e botanici. Colombo ci fa sapere di aver portato lui stesso i semi di quella pianta in Spagna, di ritorno dal suo primo viaggio "americano". Perché turco, dunque? Perché l'aggettivo turco - secondo i vocabolari - va inteso come "esotico". Di diverso avviso, invece, il linguista Ottorino Pianigiani. Provengono dall'America anche i cosí detti fichi d'India, cosí denominati perché "provenienti dalle Indie" (senza specificare se venissero proprio dall'India o dal nuovo mondo che, a causa del suo errore geografico, il grande navigatore riteneva essere l'India). Annoieremmo i lettori se elencassimo tutti i "termini americani" entrati a pieno titolo nella nostra lingua, nel Cinquecento e nei secoli successivi, per designare animali e piante, cibi e bevande e altri oggetti di uso comune. Vale la pena, però, citare alcuni nomi di animali di cui si ha conoscenza attraverso gli zoo, come i 'giaguari', i 'lama', i 'mandù', tutti animali che non si sono acclimatati nel vecchio mondo (Europa). Tra le piante citiamo la 'china' e la 'coca' oltre al famoso legno pregiato 'mogano'. E concludiamo queste noterelle con il "cannibale", nome adoperato per indicare un antropofago, che in realtà non è che l'uso estensivo del nome proprio di una popolazione delle Antille: Cannibali o Caribi. Bisogna anche ricordare, però, che non tutti gli americanismi entrarono nella nostra lingua subito dopo la scoperta del nuovo mondo, ma nei secoli successivi, a mano a mano che giungevano altre notizie dal... Mondo Nuovo.
Con la scoperta del "Nuovo Mondo" (XV secolo) sono entrate nel nostro idioma altre parole perché gli scopritori si trovarono a dover designare gli oggetti, le piante, gli animali, i fenomeni che esistevano nel mondo nuovo e non nel nostro, cosí parecchi di quei nomi - entrati nel nostro lessico - finirono col diventare comunissimi. Basti pensare che provengono dall'America le patate, il granturco, i pomodori, i tacchini, i fagioli e le mele. Oggi nessuno, quando va al mercato a comprare un chilo di patate, per esempio, sa di adoperare un "americanismo" tanto è comune, ormai, questo nome. E a proposito di piante provenienti dal nuovo mondo, i linguisti di allora si trovarono di fronte a un dilemma: o accettare i nomi adoperati dagli indigeni o coniare nuovi termini. Furono seguite ambedue le strade. Per le patate, per esempio, fu conservato il nome americano un po' alterato; per il pomodoro i linguisti hanno creato un nome nostrano. Ancora oggi, a distanza di secoli, c'è oscillazione tra le due strade per quanto riguarda il nome di una pianta: il granturco. Chi lo chiama con il nome americano "mais", chi con quello italiano "granone", "frumentone", "granturco". Perché "grano turco" si domanderà - giustamente - qualcuno? La Turchia che cosa c'entra? Nulla, assicurano storici e botanici. Colombo ci fa sapere di aver portato lui stesso i semi di quella pianta in Spagna, di ritorno dal suo primo viaggio "americano". Perché turco, dunque? Perché l'aggettivo turco - secondo i vocabolari - va inteso come "esotico". Di diverso avviso, invece, il linguista Ottorino Pianigiani. Provengono dall'America anche i cosí detti fichi d'India, cosí denominati perché "provenienti dalle Indie" (senza specificare se venissero proprio dall'India o dal nuovo mondo che, a causa del suo errore geografico, il grande navigatore riteneva essere l'India). Annoieremmo i lettori se elencassimo tutti i "termini americani" entrati a pieno titolo nella nostra lingua, nel Cinquecento e nei secoli successivi, per designare animali e piante, cibi e bevande e altri oggetti di uso comune. Vale la pena, però, citare alcuni nomi di animali di cui si ha conoscenza attraverso gli zoo, come i 'giaguari', i 'lama', i 'mandù', tutti animali che non si sono acclimatati nel vecchio mondo (Europa). Tra le piante citiamo la 'china' e la 'coca' oltre al famoso legno pregiato 'mogano'. E concludiamo queste noterelle con il "cannibale", nome adoperato per indicare un antropofago, che in realtà non è che l'uso estensivo del nome proprio di una popolazione delle Antille: Cannibali o Caribi. Bisogna anche ricordare, però, che non tutti gli americanismi entrarono nella nostra lingua subito dopo la scoperta del nuovo mondo, ma nei secoli successivi, a mano a mano che giungevano altre notizie dal... Mondo Nuovo.
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