Scritto da © matris - Lun, 17/10/2011 - 06:41
Illimitato giocherà danzando il mio ego
radioso prisma diramante luce
racchiuso in un corpo infelice
irriverente scorza d'un libero intelletto,
il leggero calesse traina i cavalli
e non ha la patente per domarli,
domani, forse abituerò l'amore
a dimenticare i deserti invasi di sole,
a raccontarsi docile e mansueto come agnello
sfuggito al desco di una pasqua,
cercando il peccato arrostito per cena,
rosicando il bello che entra nella inglobante sfera
traviato il corso premuroso che ci unisce
nell'etere velenoso d'onde vociferanti
il tuo dove sei, folletto irrequieto.
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