Scritto da © Ezio Falcomer - Mer, 28/09/2016 - 07:20
Mi chiamo Venceslao, sono un meticcio slavo-tolteco, soffro della Sindrome di Tungtsemao. Al mio paese mi guardan tutti di sbieco, perché porto un piccolo tricheco come feticcio. Il mio linguaggio è un birignao di parole soffuse, truci, dolci, palindrome, ma a volte cruci di verba e delizia della mestizia che porto con meco, fin da quando ero un piccolo mesopiteco. Il mio raggio d'azione è un P molto greco, che spazia da Menelao a Minosse, dai 99 Posse al mondo ceco. Con grande delizia, spreco i miei giorni nel tentativo di diventar saggio, passando negli interstizi dell'umano linguaggio, per arrivare in pellegrinaggio a Cafarnao, dove conosco un rabbino guatemalteco, per parte di madre, che mescola in grande dovizia cultura tantrica e l'usbeca filologia. Voglio scrivere un'antologia, un florilegio di tutte le massime dell'afasia. Una grande Storia del Silenzio, dopo la boria e la baldoria di tutta la letteratura. Sarà dura, ma tengo coraggio. E qui a Cafarnao ho un notevole appoggio da parte di tutto il Colleggio dei Dottori Pittori Scrittori di Tazebao.
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