Scritto da © Franco Pucci - Dom, 31/01/2010 - 18:13
dai, facciamo che eri morto...
così mi sono visto,
là steso sul mio letto
le braccia lungo i fianchi
il vestito ormai stretto
gli occhi sono chiusi,
ma il tratto è più sereno
(il sopracciglio é inarcato
potevo farne a meno)
la neve che incorona
la mia capigliatura
come campana suona
l’arrivo in dirittura
così, un po’ per gioco
o per sadico diletto
mi accosto a poco a poco
ai bordi del mio letto
ti scrollo con dolcezza
ma non mi sono accorto
che dici con chiarezza,
non vedi che sei morto?
dai, giochiamo…
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