Scritto da © Enzo53 - Gio, 30/05/2013 - 23:49
Piogge lunghe e fitte,
continue, insistenti,
uggiose, dirotte,
battenti, abbondanti,
torrenziali, senza fine.
Il paese si copre
di nebbie biancastre
che stagnano nelle valli
e sul lago di Occhito.
Sorgono da uno sfatto biancore,
come isole
su un informe mare di malinconia,
le cime dei colli dauni.
I terreni argillosi
cominciano a sciogliersi,
a colare lenti lungo i pendii
di Cocciabella e Vallepare,
scivolando in basso,
fino alla Piana dei Limiti;
grigi ruscelli di terra
in un mondo liquefatto.
L’urlo metallico delle gocce
che cadono sul tetto
risuona, nella mia camera,
come una pelle tesa
e si unisce ai ringhi
e ai sibili del vento freddo
che strapazza i cavi dell’energia elettrica.
Dalla finestra entra
la luce fosca e incerta
delle colline
e si rifugia tra le mie braccia,
addormentandosi dolorosamente
in uno squallore brumoso.
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