Scritto da © ElfoGuerriero - Mer, 20/05/2015 - 14:05
Quando ho aperto questi occhi malati
ho visto il volto di mia madre, e già la conoscevo
di sangue condiviso e lungo sonno
ho visto il volto di mia madre, e già la conoscevo
di sangue condiviso e lungo sonno
piccolo oceano natale
terra a cui attingere linfa d’ineffabile dolcezza
Quando ho aperto
occhi diversi, sotto un altro Sole
ho visto il cielo antico della Grande Madre
anch’essa m’era nota, di un palpito profondo
rassicurante essenza di cammino e di silenzi
M’è entrato il cielo negli occhi
per mitigare notti senza stelle, senza fuochi
quel fuoco che arde nella testa
è figlio della luce della Luna
e dell’ombra del Signore della Selva
non è più perduto nelle nebbie il guardare
è un vedere oltre, attraverso, e queste mani
tessono parole, sorrisi, e asprezza a volte
fa che il drappo sia ruvido al tatto
pur se aggraziato alla vista
Il mio passo goffo sa ora farsi danza
e senza paura lo intreccio
con silvane creature e d’acqua ninfe
abbraccio il sole e ne faccio ghirlande
da appendere alle porte di verdi dimore
Non ho più timore di me.
E degli altri m’importa più di prima.
Ma non scalfisco il diamante della saggezza
con la miseria dell’invidia o del dominio.
Vado da solo nel verde che m’abbraccia.
E la spada è affilata di parole.
Che ho dato al cuore occhi per vedere.
Occhi sani, occhi di cielo.
terra a cui attingere linfa d’ineffabile dolcezza
Quando ho aperto
occhi diversi, sotto un altro Sole
ho visto il cielo antico della Grande Madre
anch’essa m’era nota, di un palpito profondo
rassicurante essenza di cammino e di silenzi
M’è entrato il cielo negli occhi
per mitigare notti senza stelle, senza fuochi
quel fuoco che arde nella testa
è figlio della luce della Luna
e dell’ombra del Signore della Selva
non è più perduto nelle nebbie il guardare
è un vedere oltre, attraverso, e queste mani
tessono parole, sorrisi, e asprezza a volte
fa che il drappo sia ruvido al tatto
pur se aggraziato alla vista
Il mio passo goffo sa ora farsi danza
e senza paura lo intreccio
con silvane creature e d’acqua ninfe
abbraccio il sole e ne faccio ghirlande
da appendere alle porte di verdi dimore
Non ho più timore di me.
E degli altri m’importa più di prima.
Ma non scalfisco il diamante della saggezza
con la miseria dell’invidia o del dominio.
Vado da solo nel verde che m’abbraccia.
E la spada è affilata di parole.
Che ho dato al cuore occhi per vedere.
Occhi sani, occhi di cielo.
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