Scritto da © Eleonora Callegari - Dom, 30/10/2016 - 21:45
Che la tua vocazione
fosse il cocchio
già fu chiaro dalla fiaba
che tu sia traghetto
di povere anime
è nella leggenda
vedo il tuo fertile braccio
serpeggiare l'orto
tentare un muretto
avvolgere un ramo
aspirare al cielo
e dalle campane dorate
desumo il prodigio
del grande frutto.
Nasci turgida
nella tua pelle
s'arrabatta tra i bitorzoli
un sorriso e mi strizzi l'occhio
opulento nido di sole
di zucchero e miele.
E non c'è guisa
in cui tu non abbia sperimento
un violino, un fiasco
cappello di gnomo
grassa e tonda
fino a grande roccia.
Zucca
che bei ricordi
di un gioco bambino
nel volto spettrale
la sera nel campo...
Zucca
allegorie di streghe
scheletri, fantasmi
la morte ride
con la tua bocca
nell'ultima notte d'ottobre.
Tu, cibo di tavole affollate
ancora una magia
multiforme arancio
ghiottoneria nel mio piatto...
Zucca
donna generosa
dal cuore colmo di semi.
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