Scritto da © Dylan - Sab, 26/01/2013 - 17:15
Sono libero di essere ciò che scelgo
di essere.
Sono libero di dire che i tuoi occhi
hanno qualcosa del vuoto
quella vertigine nascosta,
nelle vene pompa sangue
di adrenalina.
Sono libero di essere,
sono libero di essere ciò che scelgo di essere
e so che va bene.
I violini sono liberi di scandire
la loro melodia quando scivolano i tuoi capelli
su di me, sul mio collo
sono libero di essere ciò che...
II - La pazzia di Re Giorgio
Re Giorgio, all'angolo.
Quattro nobili
Ma Re Giorgio,
povero ragazzo, capiva troppo la vita
troppo, ma aveva molti dubbi, molti
e il potere porta emicrania continua
e il dottore prosciuga solo sangue.
Certo, si poteva disporre
di un uomo,
conservatore che sia
o liberale
e si poteva disporre
del regno.
Re Giorgo, povero ragazzo
ebbe tutto
e non ebbe niente.
Era libero di essere ciò che sceglieva
di essere.
III - Il Bar Disco- Night, Vienna.
Wolf...
Sul pianoforte le dita scorrevano da sole
come scorre la mano del poeta agguantato dal demone.
Quattro o cinque donne
mezze nude, giravano attorno alla stanza
(visi di pizzo,
pizzo rosa
e cipria a maree)
Quattro o cinque bottiglie
di vino del diavolo
pronte a leccare
altre labbra.
Mozart, povero ragazzo
sguazzava nel putridume.
E la musica, la sentite?
Che cuore che aveva quel ragazzo.
Capiva troppo la vita
ma aveva molti, troppi dubbi
(vino e festini
e puttane
erano tanto per scordarsi
le giornate)
Era libero di essere ciò che aveva
scelto di essere.
IV- Un incontro in metropolitana.
Un uomo.
Baffo nero, capelli corti.
Leggeva "L'Unità".
Un altro,
io,
che scrivo,
seduto tranquillo
a contare i minuti
e a cercare di scendere
alla giusta fermata.
L'uomo si gira.
Abbassa il giornale.
Io lo vedo.
Lui mi vede.
<Salve, ascolti sa dove...?>
Non so dove,
io non sono di questa città.
<Neanch'io sono di qui...>
Il baffo e lo sguardo avevano lo stesso
colore nero
e gli occhi,
profondi...
E io:
<Dovevo incontrarla
proprio qui?> Rido.
<E' un luogo in cui tutti vengono
almeno una volta nella vita.
C'è chi resta per un po'.>
Ride.
<Il suo nome?>
<E' complicato... sa?>
Complicato?
<Aroon Hector Shmitz,
sono un imprenditore>
Io lo guardo e abbasso lo sguardo:
<Sano dunque? Non parli con me allora,
nessuno mi riconosce davvero
fuori dalla metropolitana.>
E lui:
<E' complicato...
Certe volte, sa, uno cerca di curarsi. E l'economia
non è male, poi.
Ma io scrivo anche, non l'avevo detto? Oh sì. Scrivo...
Ho pubblicato qualcosa.
Mi faccio chiamare
Italo Svevo.>
La fronte tornò distesa.
I baffi avevano il loro motivo preciso.
<Molto piacere.... Io non ho da fare. E la metropolitana
è un bel posto. Si è liberi di scegliere dove scendere, mi piace.
Resterei, un po', a chiacchierare...>
V- Insomma
Tutto è un po' così
come decide di essere.
Stasera vorrei solo dormire,
domani alzarmi con la visione del tuo volto
(uno di quei sogni
che tende a non finire
che si sta nel caldo del letto
e la dormiveglia tranquilla
e il respiro più affrettato).
Voglio,
fortemente voglio
il tuo sguardo.
I - Intanto, una premessa.
Sono libero di essere ciò che scelgo
di essere.
Sono libero di dire che i tuoi occhi
hanno qualcosa del vuoto
quella vertigine nascosta,
nelle vene pompa sangue
di adrenalina.
Sono libero di essere,
sono libero di essere ciò che scelgo di essere
e so che va bene.
I violini sono liberi di scandire
la loro melodia quando scivolano i tuoi capelli
su di me, sul mio collo
sono libero di essere ciò che...
II - La pazzia di Re Giorgio
Re Giorgio, all'angolo.
Quattro nobili
filibustieri posavano davanti a lui
un' occhiata d'avorio.
Duri nel volto.
L'India...
un' occhiata d'avorio.
Duri nel volto.
L'India...
Ma Re Giorgio,
povero ragazzo, capiva troppo la vita
troppo, ma aveva molti dubbi, molti
e il potere porta emicrania continua
e il dottore prosciuga solo sangue.
Certo, si poteva disporre
di un uomo,
conservatore che sia
o liberale
e si poteva disporre
del regno.
Re Giorgo, povero ragazzo
ebbe tutto
e non ebbe niente.
Era libero di essere ciò che sceglieva
di essere.
III - Il Bar Disco- Night, Vienna.
Wolf...
Sul pianoforte le dita scorrevano da sole
come scorre la mano del poeta agguantato dal demone.
Quattro o cinque donne
mezze nude, giravano attorno alla stanza
(visi di pizzo,
pizzo rosa
e cipria a maree)
Quattro o cinque bottiglie
di vino del diavolo
pronte a leccare
altre labbra.
Mozart, povero ragazzo
sguazzava nel putridume.
E la musica, la sentite?
Che cuore che aveva quel ragazzo.
Capiva troppo la vita
ma aveva molti, troppi dubbi
(vino e festini
e puttane
erano tanto per scordarsi
le giornate)
Era libero di essere ciò che aveva
scelto di essere.
IV- Un incontro in metropolitana.
Un uomo.
Baffo nero, capelli corti.
Leggeva "L'Unità".
Un altro,
io,
che scrivo,
seduto tranquillo
a contare i minuti
e a cercare di scendere
alla giusta fermata.
L'uomo si gira.
Abbassa il giornale.
Io lo vedo.
Lui mi vede.
<Salve, ascolti sa dove...?>
Non so dove,
io non sono di questa città.
<Neanch'io sono di qui...>
Il baffo e lo sguardo avevano lo stesso
colore nero
e gli occhi,
profondi...
E io:
<Dovevo incontrarla
proprio qui?> Rido.
<E' un luogo in cui tutti vengono
almeno una volta nella vita.
C'è chi resta per un po'.>
Ride.
<Il suo nome?>
<E' complicato... sa?>
Complicato?
<Aroon Hector Shmitz,
sono un imprenditore>
Io lo guardo e abbasso lo sguardo:
<Sano dunque? Non parli con me allora,
nessuno mi riconosce davvero
fuori dalla metropolitana.>
E lui:
<E' complicato...
Certe volte, sa, uno cerca di curarsi. E l'economia
non è male, poi.
Ma io scrivo anche, non l'avevo detto? Oh sì. Scrivo...
Ho pubblicato qualcosa.
Mi faccio chiamare
Italo Svevo.>
La fronte tornò distesa.
I baffi avevano il loro motivo preciso.
<Molto piacere.... Io non ho da fare. E la metropolitana
è un bel posto. Si è liberi di scegliere dove scendere, mi piace.
Resterei, un po', a chiacchierare...>
V- Insomma
Tutto è un po' così
come decide di essere.
Stasera vorrei solo dormire,
domani alzarmi con la visione del tuo volto
(uno di quei sogni
che tende a non finire
che si sta nel caldo del letto
e la dormiveglia tranquilla
e il respiro più affrettato).
Voglio,
fortemente voglio
il tuo sguardo.
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