Il bar del centro
era da sempre il luogo delle promesse
con la buona classe dirigente
riunita prima della messa.
Lei,
bella come sempre,
con il suo fard quasi trasparente
sorseggiava gli occhi della gente
con quella scollatura
che ricordava una madonna del seicento.
E la gente
che la omaggiava, degli sputi della borghesia
tragici lutti di una città del nord
che ha nebbia tra piazza della Loggia e la via per il cimitero.
Al centro
i soliti barboni
a litigare con la lega
a discutere della tratta degli sfollati
ed io
conducente di un calesse mezzo storto
a cercare di trovare
una ragione per un torto.
E quella rosa gialla
sul tavolo di quel bar
mentre la donna che non sapeva amare
sorrideva
per non piangere ancora.
E la gente, la gente
accalcata
dietro le vetrine
sporche di mosche e di residui di latrine.
E lei
che non aveva nemmeno il coraggio
di sentire il profumo
della rosa
che gli avevo regalato
nei giorni
della presa delle chiese al primo maggio.
- Blog di giuseppe diodati
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