Scritto da © Piero Lo Iacono - Dom, 20/11/2011 - 13:47
Diventerò inascoltato
come questa gazza in gramaglie
a cui non presti più ascolto.
Proprio questa che ciarla
e sghignazza noiosamente.
Inascoltato
come una cicala solatia
che frifola alla nausea
la sua stagione d’ozio sgraziato
che chiamano canzone.
Diventerò inascoltato
come la rana che gracida a perdifiato
le sue presuntuose chiacchiere
fino a seccarsi la sete e stonare
e crede s’incieli il suo dono di voce.
Rauchi starnazzano
e arrotano la gola
come da un cortile d’infanzia
(Frastorno io e mi prosternano
fracassi smargiassi d’ebbre ciance).
Lasciami come una cicala sgolarmi
sul ramo fino a stordire stordendomi.
Fino a divenire guscio riarso dal cantico
del frinire estivante dei soli giorni di sole.
Lasciami come una rana innamorata del suo canto,
vogliosa di sentire la sua voce soltanto.
Mentre sui sassi dello stagno
qualche cerchietto tratteggiato:
la trappola di briciole del bimbetto
e del cacciatore di pettirossi.
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