La stanza era semplice, arredata secondo il gusto della tradizione greco Ortodossa: tre lettini in fila, sotto un grande un crocefisso di ispirazione bizantina, un piccolo comò con la specchiera, un lungo appendiabiti, un sofà. Scambiato il bacio della buonanotte, rimanemmo sole, e, per un attimo pensose. Denise, quasi nelle vesti di una bamboccina, si rifugiava tra le braccia della mamma. “Tre letti in fila... Sembrano tre bare... sormontate dalla Croce. Io mi impressiono, e me ne voglio andare.” La mamma l'abbracciò, dimostrando di condividere l'accorata constatazione: ”Denise, tesoro, non puoi respingere la loro gentilezza... Per questa notte adeguati; domani si vedrà.”
”Come adeguarmi!... Ho già patito a lungo... Qui dentro, io non rimango un minuto di più!”
Io mi guardavo intorno, stranita... Sì, ma senza lo sconforto d'altri momenti.
Mi avvicinavo a mia sorella: ”Denise, guarda che bel decoro sul lato destro del paralume...”
Ma lei gettava un grido, dicendo: “Retrocedi, Mortisia!...”
Completando in bellezza, il suo exploit, mia sorella, prendeva un'altra sberla, dalla mamma, che risoluta, le diceva: “Ah, figlia mia... Non sai quel che dici... Dirò ad Alejandro ed Edwige, se vogliono trattenerti a casa loro.”
Venne la notte... Nelle prime ore feci un sogno: papà veniva... Mi accarezzava la nuca... Era in compagnia di zia Betzi e mi diceva che, insieme a lei, aveva composto una canzoncina ”Nella vecchia fattoria”. Rimanevo sorpresa e gli chiedevo: “Le hai conosciute in cielo?” Rispose: ”Figliuola, non c'è stato il tempo di parlare... Ma son venuto a dirti che ti sentii, mentre piangevi, sfiorarmi con la manina e dirmi sommessamente: Papà, che fai, non ti risvegli? Avevi un anno e mezzo... Denise, cinque... Pensava pressapoco la stessa cosa. La mamma, come sai, appena ebbe saputo, entrava in ospedale. Povera donna... Ella si fe' coraggio, solamente per voi. Ma, in quei due mesi, dal tristissimo giorno della veglia, Voi foste tra le braccia, di due esemplari signore, Bernadette De Curtis e suor Romilda. Dopo due giorni, mi cercavate sempre.”
A Denise, tutte le suore intorno dissero: “Stai tranquilla, papà ritornerà; non pensare alla data... L'importante è sapere che si ritorna.”
Tu, non riuscendo a cogliere il concetto, rimanevi inquieta. E fu in una sera, di profondo sconforto, che riuscivo a venire al tuo lettino: “Dionilla, le hai messe le scarpine? Vieni, ti porto dalla zia.” Detto, fatto, giungemmo alla sua casa. La zia ne ebbe una incontenibile gioia... Ti stringeva al suo cuore e mi diceva: Dionilla, canterai per la tua zia.”
Mi risvegliai. Adesso ricordavo... Riprendevo il percorso.
La mano nella mano di mio padre, giungevo in una campagna molto estesa, ma scarsa di vegetazione.
“Papà...” gli dicevo, “siamo in Pennsylvania?” Ed egli mi sorrise. Quella regione mi era venuta in mente per reminiscenza; nel mio transfert emotivo ero più grandicella e le mie considerazioni erano quelle di un bimba prossima alla scuola. La fattoria, in sé non mi attraeva, La casa, invece, era molto bella: sembrava un palazzetto di marzapane su una tortiera. Entravo nel salotto con papà: la pavimentazione era di porfido e il mobilio in stile rococò. Le sedie erano nuove; me le ricordo bene: ”Non viene mai nessuno, mi diceva la zia...” E si asciugava gli occhi.
“Zia, ti prometto che d'ora in poi, verremo spesso a trovarti.” Sorrise... ”Bambina mia,” e mi prendeva in braccio... ”Verrò a trovarti io, di quando, in quando. Sei sulla Terra: accogli dalla vita, quanto di bello ti riserva. Sei tanto bella, somigli a quella bimba che avrei voluto avere. Non temere problemi e disinganni; canta per i tuoi anni e per l'amore. Io suono ancora il piano; ti ispirerò le note musicali. Sappi che penso pure alla tua sorellina che mi somiglia molto, ma mi esclude.”
“Da chi,” le chiesi, “prenderò lezioni?”
“Non problem,” mi rispose: “le riceverai dal tuo papà, dalla tua vecchia zia; nel tuo soggiorno sulla Terra, da un maestro promettente, il cui nome al momento non dico.
- Blog di Giuseppina Iannello
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