Scritto da © Scintilla Elis - Mer, 25/04/2012 - 22:31
Potremmo morire, rinascere nuovi
ed amarci ancora.
Mi sento estranea, dentro
e l'essermi guardata poco (nei momenti presenti)
rende difficile il cercarmi fuori.
Ti vengo a trovare
dal ventre, col cappello
che all'aria fa attrito
cade, prende il volo
e so che pensi
che sia lontana
rannicchiata nelle tue mani
mentre parli e ti raffreddi
cavalier cortese
davanti al mio deserto
quando io, sabbia in volo
scoppiando in singhiozzi muti
volevo solo aggrapparmi, di taglio esile
ai ricordi rugosi, arrivati in ritardo.
L'azione si svolge in un campo magnetico parallelo
decorosamente ammobiliato da un grande divano
con ingresso di fondo, a destra del lettore
e immagine senza corpo, per il baciamano alle signore.
Il sole si spengerà:
da prima, la luce
perderà colore
poi, sbiadirà il riflesso
e le unghie, strappate via
a scorticare la calce dal muro
per trovare l'inizio, un bagliore
l'ultimo filo d’erba
sopravvissuto.
Una figura seduta, robusta
col braccio alzato, poggiato sulla spalliera bianca
accarezza con le mani la testa della ragazza che gli si poggia addosso, scomposta.
L’illuminazione sarà naturale; livida, al tramonto.
I personaggi non si guarderanno per l’intera scena, sino all’ultima battuta.
Jaziel : ci perdiamo pezzi di tempo che forse non recupereremo mai (serio, fermando le carezze)
(post segnalato dalla redazione)
Potremmo morire, rinascere nuovi
ed amarci ancora.
Mi sento estranea, dentro
e l'essermi guardata poco (nei momenti presenti)
rende difficile il cercarmi fuori.
Ti vengo a trovare
dal ventre, col cappello
che all'aria fa attrito
cade, prende il volo
e so che pensi
che sia lontana
rannicchiata nelle tue mani
mentre parli e ti raffreddi
cavalier cortese
davanti al mio deserto
quando io, sabbia in volo
scoppiando in singhiozzi muti
volevo solo aggrapparmi, di taglio esile
ai ricordi rugosi, arrivati in ritardo.
L'azione si svolge in un campo magnetico parallelo
decorosamente ammobiliato da un grande divano
con ingresso di fondo, a destra del lettore
e immagine senza corpo, per il baciamano alle signore.
Il sole si spengerà:
da prima, la luce
perderà colore
poi, sbiadirà il riflesso
e le unghie, strappate via
a scorticare la calce dal muro
per trovare l'inizio, un bagliore
l'ultimo filo d’erba
sopravvissuto.
Una figura seduta, robusta
col braccio alzato, poggiato sulla spalliera bianca
accarezza con le mani la testa della ragazza che gli si poggia addosso, scomposta.
L’illuminazione sarà naturale; livida, al tramonto.
I personaggi non si guarderanno per l’intera scena, sino all’ultima battuta.
Jaziel : ci perdiamo pezzi di tempo che forse non recupereremo mai (serio, fermando le carezze)
Yuma: come?
Jaziel : ma grattiamo quello che possiamo da questa lavagna, che perde polvere di gesso, diventando nera come la notte delle paludi, mentre i nostri occhi carpiscono quel poco di bianco che ancora rimane attaccato alle unghie.
Yuma: nero, davanti al bagliore del sole (assente, pensierosa alla risposta, torna con un balzo in mezzo al dialogo)
Jaziel: l'ombra rimane nera, mentre a poco spazio da lei è tutta luce
Yuma: nero, davanti al bagliore del sole (assente, pensierosa alla risposta, torna con un balzo in mezzo al dialogo)
Jaziel: l'ombra rimane nera, mentre a poco spazio da lei è tutta luce
Yuma: ed è felice?
Jaziel: è il frutto del connubio e la luce ne è madre. La luce tocca gli oggetti e li fa procreare donando pezzi di lei sotto forma di luce mancata, trasformata in ombra, con la faccia degli oggetti. Gli oggetti danno la loro immagine e la luce li fa partorire. Partoriscono questi figli, con le loro sembianze, solo di profilo e, a seconda di come la luce impartisce loro l'educazione, essi, assumono forme diverse, ma son sempre caratterizzati dal nero e si nascondono con la notte, quando la luce li abbandona o si fa meno matrigna.
Yuma: Quindi l’ombra è depressa e dipendente di natura? Ma anche lei da vita alle immagini, come la luce.
Jaziel: (Cercando i suoi capelli con le dita si avvicina serio e gli dice piano e pacato): dunque, l’ombra nasce da questo atto d'amore tra la luce e i corpi. Anche i colori nascono dalla luce.
Jaziel: è il frutto del connubio e la luce ne è madre. La luce tocca gli oggetti e li fa procreare donando pezzi di lei sotto forma di luce mancata, trasformata in ombra, con la faccia degli oggetti. Gli oggetti danno la loro immagine e la luce li fa partorire. Partoriscono questi figli, con le loro sembianze, solo di profilo e, a seconda di come la luce impartisce loro l'educazione, essi, assumono forme diverse, ma son sempre caratterizzati dal nero e si nascondono con la notte, quando la luce li abbandona o si fa meno matrigna.
Yuma: Quindi l’ombra è depressa e dipendente di natura? Ma anche lei da vita alle immagini, come la luce.
Jaziel: (Cercando i suoi capelli con le dita si avvicina serio e gli dice piano e pacato): dunque, l’ombra nasce da questo atto d'amore tra la luce e i corpi. Anche i colori nascono dalla luce.
Yuma: I corpi fan l’amore anche con l’ombra, e anche lei, ha le sue graduazioni di grigio
Jaziel: le hanno perché è la luce che gliele permette. La luce è un elemento importante, è lei che insegna loro.
Yuma: Anche l’ombra dev’essere importante quanto la luce, non so come, ma così dev’esser
Jaziel: è figlia della luce, ma vorrebbe essere lei, alla luce, per perdere quel colore uniforme che ha. Ma se così fosse, davanti a sua madre, svanirebbe. La luce è madre, madre delle ombre e madre dei colori. E luce fu!
Yuma: e pure ombra! (subito)
Jaziel: se noti vi è la suddivisione tra regno delle ombre e quello della luce
Yuma: sì, ma pensa, non è sempre come sembra. (s’interrompe, resta sospesa, come in una dolce visione.)
Jaziel: alla potenza di un buco nero (sorridente, senza scomporsi)
Yuma: il regno dell'oscurità può esser bello come quello della luce. Chi ha deciso che nell'oscuro c'è il male?
Jaziel: ma senza luce non vi è vita e neppure colore
Yuma: alla luce del giorno si svolgono fatti visibili, è vero, ma i pensieri bastardi nascono dall'ombra, non dalla luce. Veniamo al mondo da un buco nero; alla potenza di un buco nero! (girando la faccia verso lo schienale e coprendo un sorriso sotto il braccio di lui)
Jaziel: è la parte nascosta di noi
Yuma: veniamo alla luce e man mano che cresciamo cerchiamo l'oscurità, ed è una ricerca , perché è dall'oscuro che siamo nati ed è lì che stiamo andando. Pensa a un seme. La luce è passaggio.
Jaziel: la famosa luce bianca, che dicono di vedere coloro che son stati in punto di morte. Noi veniamo dal buio, cresciamo al buio. Ma è un buio lucente.
Yuma: forse è l'abituarsi, per quella luce forte, bianca.
Jaziel: ma è l'acqua che ci permette la vita, assieme al collegamento con la luce che è madre
Yuma: sì, ma se piove troppo, allaghiamo, e se c'è troppa luce, secchiamo. La notte serve, il buio è necessario. E’ come la mancanza.
Jaziel: il buio serve a rallentare il ciclo vitale, se ci fosse sempre luce, il ciclo sarebbe sfalsato. Nelle zone nord del mondo, il sole di mezzanotte, sei mesi di luce e sei di buio. Nel calendario azteco vi erano giorni di buio dove non facevano nulla. Erano giorni dedicati alle ombre, avevano un modo di conteggiare il tempo simile a quello maya, avevano le case al posto dei mesi e ogni anno vi erano questi 5 giorni di assoluta immobilità
Yuma: il giorno dedicato alle ombre! Dovremmo onorarle anche noi. (fa una lieve pausa, grave di tutta la sua curiosità e agitazione) Adesso devi andare. Ma dimmi…
Jaziel: sì
Yuma: riesci ad entrare in quello che ho scritto prima …e fare ombra alle luci?
Jaziel: le hanno perché è la luce che gliele permette. La luce è un elemento importante, è lei che insegna loro.
Yuma: Anche l’ombra dev’essere importante quanto la luce, non so come, ma così dev’esser
Jaziel: è figlia della luce, ma vorrebbe essere lei, alla luce, per perdere quel colore uniforme che ha. Ma se così fosse, davanti a sua madre, svanirebbe. La luce è madre, madre delle ombre e madre dei colori. E luce fu!
Yuma: e pure ombra! (subito)
Jaziel: se noti vi è la suddivisione tra regno delle ombre e quello della luce
Yuma: sì, ma pensa, non è sempre come sembra. (s’interrompe, resta sospesa, come in una dolce visione.)
Jaziel: alla potenza di un buco nero (sorridente, senza scomporsi)
Yuma: il regno dell'oscurità può esser bello come quello della luce. Chi ha deciso che nell'oscuro c'è il male?
Jaziel: ma senza luce non vi è vita e neppure colore
Yuma: alla luce del giorno si svolgono fatti visibili, è vero, ma i pensieri bastardi nascono dall'ombra, non dalla luce. Veniamo al mondo da un buco nero; alla potenza di un buco nero! (girando la faccia verso lo schienale e coprendo un sorriso sotto il braccio di lui)
Jaziel: è la parte nascosta di noi
Yuma: veniamo alla luce e man mano che cresciamo cerchiamo l'oscurità, ed è una ricerca , perché è dall'oscuro che siamo nati ed è lì che stiamo andando. Pensa a un seme. La luce è passaggio.
Jaziel: la famosa luce bianca, che dicono di vedere coloro che son stati in punto di morte. Noi veniamo dal buio, cresciamo al buio. Ma è un buio lucente.
Yuma: forse è l'abituarsi, per quella luce forte, bianca.
Jaziel: ma è l'acqua che ci permette la vita, assieme al collegamento con la luce che è madre
Yuma: sì, ma se piove troppo, allaghiamo, e se c'è troppa luce, secchiamo. La notte serve, il buio è necessario. E’ come la mancanza.
Jaziel: il buio serve a rallentare il ciclo vitale, se ci fosse sempre luce, il ciclo sarebbe sfalsato. Nelle zone nord del mondo, il sole di mezzanotte, sei mesi di luce e sei di buio. Nel calendario azteco vi erano giorni di buio dove non facevano nulla. Erano giorni dedicati alle ombre, avevano un modo di conteggiare il tempo simile a quello maya, avevano le case al posto dei mesi e ogni anno vi erano questi 5 giorni di assoluta immobilità
Yuma: il giorno dedicato alle ombre! Dovremmo onorarle anche noi. (fa una lieve pausa, grave di tutta la sua curiosità e agitazione) Adesso devi andare. Ma dimmi…
Jaziel: sì
Yuma: riesci ad entrare in quello che ho scritto prima …e fare ombra alle luci?
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