chiusi in profonde trincee d'asfalto
dove le radici sottratte alla terra
sollevavano spoglie chiome al cielo.
Ho visto case e palazzi spettri di se stessi
vestiti a lutto nell’androne come pagliacci
che si specchiavano dentro pozze d'acque ferme
immobili... non ci sono dei in questi luoghi.
Un colore impuro di facciata
ha creato il suo impero piatto
oleoso senza stagioni umane.
Il suo battito costante è rumore feroce
che afferra vorace e atavico avanza a divorare
senza sazietà tutto ciò che è vita.
Un grigio che non ha più rivali colpisce
penetra e si adagia in vorticose sentenze
mutando paesi e persone con psoriasi nervose
attraverso competizioni indifferenti.
Nel riflesso perso dei miei occhi
lui plasma a suo piacere la carne tremante
per poi scivolare lento ed inesorabile
come lacrima di mercurio
dentro lo scolo di un cupo tombino.
Lascio cadere pesanti passi nella notte
e vado cercando alla deriva nere tracce d’orme
indelebili sulla strada che un tempo
era il sentiero affezionato degli avi.
Bagnato nella gioia di un momento
e dal sudato dolore di pioggia
ritrovo all'improvviso l'antico piede
che si perse silente nel ricordo
all'orizzonte di un mattino terso.
Lontano riecheggiano festose
suoni di melodiche campane
che mi accompagnano verso casa
e lì finalmente potrò dormire indisturbato.
Apoz<
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