“E dove?” rispose Bubu saltellando ora sulla punta di un piede ora sulla punta dell'altro onde cercar di capire qual'era la gamba migliore che avesse, di cui potesse fidarsi di più nel caso gli fosse capitato di dover correre su una gamba sola, o anche unicamente di camminarci, su di un solo piede, a Yogi Bear che già si stava incamminando spedito.
“Mi verrà in mente durante la giornata” si lasciò sfuggire l'orso più grande sorridendo tra se e se con espressione furbesca e sorniona senza aggiungere alcunché non voltandosi comunque né di lato né tanto meno indietro, che altrimenti l'amico avrebbe potuto pensare chissà cosa una volta che gliel'avesse scorta.
Si si, Yogi conosceva perfettamente il compagno, o almeno credeva di conoscerlo stante che erano nati lo stesso minuto, la medesima ora, giorno, mese ed anno, ed avevano sempre convissuto.
“Quello è un salmone” aveva urlato per la gioia alzando le mani al cielo Yogi dopo averle tenute a mò di visiera sugli occhi. Per alcuni istanti, dato che erano sulla sponda che dava contro il sole: un sole che così pulito tutti e due, sia presi isolatamente che insieme, non l'avevano mai visto riflettersi sulle onde argentee di quella enorme, pericolosa ed altrettanto immaginifica, ombrosa, fresca distesa d'acque.
“Salmone o carpa, io me lo vado a prendere e lo mangio, ho una fame boia”. Era stata la risposta dell'orso che il pesce l'aveva scorto per primo.
“Scommettiamo una zecca”, era saltato su abbastanza risentito Bubu. “Una zecca per un salmone. Val bene il gioco, no?”.
“Due, ne scommetto due, così sicuro di vincere come sono”. Due zecche ed un salmone, pensò Yogi Bear nello stesso istante in cui così gridava, vedendosi fare un sol boccone di tutti e tre quegli animali, pesce e carne in un colpo solo, mai capitato, cribbio, mai capitato.
“Allora.....allora io ci scommetto anche la punta di quell'alberello che cresce sopra il masso, quello là vedi, pieno di germogli, sotto il quale la carpa andrà a nascondersi”, rispose con voce già stizzita Bubu.
E cominciò a correre sulla sponda del lago verso il grande sasso, facendo un grande schiamazzo, cadendo e rialzandosi perché scivolosa, per anticipare il suo compagno d'avventure ed arrivare primo.
Per non essere da meno, Yogi la prese più alla larga, poi converse all' ultimo minuto, gli ultimi metri.
“Ma è una trota, una trota rosa!” Esclamarono all'unisono quando vi furono sopra.
“ Ebbene si, sono una trota”. Sorrise loro la trota rosa, che non sapeva di esserlo, ma un plus se lo sentiva eccome. “ Nessuno di voi mi ha vinto”. E si dileguò sculettando verso il largo.
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