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Dalle memorie di Fedor Michailovic

Strappi di storia
incanto e oppio a portata di tutti
io, che la notte guardo la strada dal vetro della stanza
vedo, donne sguaiatamente ridere tra gomme in fiamme
io, che parlo al mio cervello e rispondo
sento il mio cuore che batte
quando il silenzio uccide.

Cammino solitario intorno al letto
mentre sfrego le mani.
Se fossi un pazzo?
Sarei in ospedale no?
Ma sono qui
vestito col mio pigiama
sporco di fango e di sangue rappreso
laddove a volte si perdon gli odori.

Sono avvezzo io.
Oggi uno dei bianchi con un ramo in mano
Urla: "torna da dove sei venuto".
Io torno.
Strozzo la vita con le mani
strillo anch’io
ma nessuno mi sente.
Stanno sparando sulla grande signora
sulla madre terra "grido".
Guardo i carri arrivare
i drappi a tre colori
son puliti di nuovo…
"Mettete le bandiere"
sospiro
"Sotto la terra e prendete i colpi con le mani
stringeteli con forza".

Ora le tendine sono aperte
io non tocco per non sporcare
vedo
tra i vetri sporchi di fuliggine
il treno che passa qui sotto.
Viaggi di viandanti stretti a loro
nei vagoni delle bestie.

O se solo potessi
abbandonare
lo sfregarmi le mani
se fossi ciò che vorrei
girerei i pattini
verso nuove strade
lisce di asfalto appena steso
e scenderei come un bimbo
a rallegrar le serate estive
dei nonni miei.
Qui sotto
il sole brucia anche gli animi
più sporchi di Dio
e non sarei
considerato pazzo io
sarei maestro
di clavicembalo
alla Sorbona… io

sarei…

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