Scritto da © Bruno Amore - Mer, 17/02/2010 - 12:15
Era venuto il tempo della schiusa e nel covile c'era molta agitazione, aspettativa. Da tempo ormai, le nascite erano scarse, l'inquinamento, si diceva, aveva modificato anche la genetica e le uova risultavano infeconde o infecondate. Il calore di Balum, la luce delle sue sette lune, facevano il loro dovere da tanto di quel tempo che era difficile immaginare che gli alieni avessero potuto influire sul loro potere riproduttivo. I riti procreativi avvenivano regolarmente ad ogni Nuova Germinazione, quando i vegetali si rinnovavano e gli insetti brulicavano dappertutto ma, ogni nuova stagione, era minore il numero delle nascite.
Il vecchio Patrick, il maschio dominante, si ripuliva i bulbi oculari con la lunga lingua bluastra, sempre più di frequente col passare degli anni; ci teneva a far rilucere il giallo delle iridi, punto di forza della sua attrattiva sulle femmine. Ora aspettava, dal pulpito riservato al Rex, l'evento: lui doveva battezzare i nuovi nati, tutti - ufficialmente - suoi figli e imporgli il crisma del Clan, dargli i preziosi consigli per la sopravvivenza. Specialmente le esortazioni ad evitare contatti con gli alieni invasori. Le uova avevano lievi movimenti, da giorni, quasi cercassero la posizione migliore e stando alle esperienze passate, era tempo. Si sentivano squittii debolissimi provenire dal nido, quasi un ovario di fiore, all'interno della piramide ricovero, città, nel punto più alto, vicino al calore della stella e tuttavia servito da cunicoli di areazione, custoditi da sentinelle contro possibili incursioni di predatori, per tenere la temperatura di cova ottimale e avere un giusto numero di maschi e femmine, alla nascita. Gli adulti affollavano, disordinatamente, la nursery e ognuno cercava un posto con la vista sul mucchio delle uova. Aggrappati alle pareti, contro il soffitto perfino e ammucchiandosi gli uni sugli altri pur lasciando una grande striscia libera intorno all' ooteca del travaglio. Uno degli adulti in prima linea, lanciò un sibilo e gli astanti, immediatamente, ammutolirono tanto da sentire il rumore del corion che si lacerava sotto la pressione del dente provvisorio che i piccoli hanno sul muso, fino a che emerse la testa allungata dai grandi occhi gialli. Un rumoreggiare confuso ed euforico e ad uno ad uno, cominciarono ad aprirsi le uova e subito i piccoli a muoversi rapidi intorno ma, senza abbandonare la prossimità degli altri. 1, 3, 4, 7, 11, 15 e 16, 17 ... su centinaia di uova, poi d'improvviso, come ad un comando non se ne aprono più. Tutti cercano, con lo sguardo e cambiando prospettiva, di cogliere un qualche movimento, un rumore ma, nulla. Gli adulti, sottotono, emettono suoni tristi e insieme impazienti, agitando code e creste, facendo balenare lungo le scaglie, colori accesi o stinti, a significare lo stato d'animo assolutamente esagitato. I cuccioli, velocissimi, si aggiravano tra le uova chiuse e quelle schiuse, scavalcandosi ed emettendo versi soffianti. Dopo un tempo che parve a tutti infinito, Rex Patrick, emise il tipico verso gutturale dei maschi adulti e scuotendo il capo ad accompagnare il suono, facendo ballonzolare i grandi bargigli e la pinna ora tutta estesa, rosso fuoco per l'eccitazione, frustando l'aria con la coda potente, cominciò, tra il silenzio generale, improvviso: "Ancora una stagione di tristezza. Una catastrofe più grande della perdita della terra è la perdita della propria progenie, è l'annullamento della sopravvivenza della specie. Un dolore infinito pesa come una condanna immeritata su tutti e non sembra abbiamo possibilità di porvi rimedio, al momento. " Poi continua, sbiadendo i colori della sua epidermide chitinosa e addolcendo il suono dei versi gutturali: "A voi piccoli nati oggi, e a quelli che a breve verranno, capire le cause e combatterle, vincerle, altrimenti è l'estinzione. I Saggi della nostra gente, attribuiscono agli alieni, le nostre disgrazie. Loro hanno sparso veleni per distruggere gli insetti che erano e sono, il nostro alimento principale e le sostanze irrorate, forse, incidono sulla nostra fertilità. Dobbiamo saperlo per evitarlo. Intanto - come hanno fatto altri clan - ci sposteremo nei deserti ancora disponibili".
Improvvisamente, come un temporale a ciel sereno, stridi concitati dal terrore, giungevano dai vari cunicoli che connettevano all'esterno della piramide. Uno due tre, adulti, coi colori cangianti del pericolo immanente, piombarono sull'assemblea, scavalcando corpi per giungere ai piedi del pulpito, : "Rex Patrick, Rex..., gli alieni, gli alieni...." Gridava ognuno di loro, soffiando più di terrore che minaccia. Si sentono esplosioni, crepitii, e quel suono terrificante del getto incendiato che obnubilava qualsiasi capacità di reazione. Rex Patrick ordinò la fuga e la gente si precipitò alle uscite, convulsamente, disordinatamente, accalcandosi, sormontandosi in preda al panico, oramai. Da ognuno dei vani di accesso, dietro ad un lucore sinistro, apparvero figure bipedi in scafandro metallico lucente, che procedendo a lunghi passi verso il centro della sala, spargevano fuoco da un lanciafiamme ad alta temperatura, bruciando qualsiasi cosa organica colpisse.
I fumi della combustione, insieme agli afrori della carne bruciata, velocemente presero la via dei cunicoli come fossero camini di fornace.
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