Vagando sopra questo corpo
viandanti sono possenza e passione,
sorbirlo, ascoltarlo nel mutato gorgoglio
del respiro, nell'affanno del petto sguarnito
su per i seni, svettante suggello i capezzoli,
che liquida lava si propongono gemme
e geme la bocca carnosa, suono stranito
nel diapason di eccitato clamore.
Brandirla questa carne che scotta,
sconquasso di ogni singolo tocco,
vibrante diventa strumento e inno,
adagio, andante, un crescendo d'assolo,
le labbra ne seguono il flusso febbrile,
lo aprono per poi serrarlo in baci incessanti.
Svanisce, riappare, un incedere senza tregua,
prigioniero di mani che scavano, immerse
le dita raccolgono acri stille dell'essenza,
che arata la terra femmina afferra
nel raccogliere ciò che l'amore traduce
in selvaggia virtù il peccato.
Giace ora compiuto,
fra le cosce di umida pelle rovente,
un ultimo sussulto all'ardente fiotto,
che del ventre fa aspersa festa
e degli sguardi primitiva appartenenza.
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