Scritto da © ComPensAzione - Lun, 30/06/2014 - 13:28
Qualche mese fa ha aperto dalle mie parti un nuovo locale, un ristorante particolare perché con le pareti di cristallo, praticamente si mangiava in vetrina. Non ha avuto successo, tanto che ha già chiuso i battenti. Mangiare è un'azione che si preferisce fare con un pubblico scelto, è un atto intimo e personale, e credo sia stato questo che ha lasciato il locale pressoché vuoto. Di contro invece, prendono piede, come ogni estate, i concorsi di bellezza, esposizioni di carne da valutare... sembra che il mostrarsi seminudi non sia imbarazzante come il cibarsi in pubblico, come pare non alimenti imbarazzo l'esporre il proprio animo indefessamente, quotidianamente, su siti letterari e su FB, delirio di albagia dilagante.
Il corpo, i sentimenti intimi, vengono sbattuti in vetrina. Il fine ? Apparire, essere presenti, essere, lasciare bava del passaggio nel mondo.
Oh, certo, non tutti sono stati toccati dal virus, non tutti hanno l'istinto di voler esserci sempre...sono i 'salottari', quelli che ritengono importante il confrontarsi, il rapportarsi, quelli che accettano e alimentano la critica costruttiva, al di là di ogni aspetto e di ogni presenza, quelli che coltivano la poesia, la scrittura come stimolo e non come mezzo, che non sfilano su passerelle e non si mettono in vetrina, che amano giocare non per vincere, ma per la gratificazione di partecipare ad una comunità, per dare e per ricevere.
Per chi si sente così, guerriero fuori dal coro, ebbene... Rosso è il posto giusto ;-)
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