Scritto da © poetella - Dom, 02/01/2011 - 20:18
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Ci si era alzati presto,
per essere in vacanza, almeno.
Parecchio presto.
Fuori il sole già sputava raggi belli decisi,
tanto per farti sentire che comandava lui.
Ma si sa com’è Agosto.
Niente da ridire.
Che tanto è inutile sparare a vuoto.
S’accetta quello che si può accettare.
Colazione veloce e poi al molo Beverello.
Biglietti e corriamo che quello parte, dico io.
Sempre la solita ansiosa. Rilassati.
Avevi detto tu.
Ma c’era uno strano armeggio attorno all’aliscafo.
Davvero avevo paura di non riuscire a salire.
Ho sempre paura di perdermi il meglio delle cose.
Ho sempre paura che il mondo scorra per conto suo.
Di dover faticare di brutto per rubarmene un po’.
Poi mi hai preso la mano e corri! Hai detto.
Insieme, come due ragazzini,
che conta che sono quarant’anni che,
insieme a correre (t’è sempre piaciuto tirarmi dietro di corsa)
e su per la pensilina.
Ho paura, ho detto. Ché mi batteva il cuore forte forte.
Quel dondolio nelle gambe,
quel tuo sorriso. Era il sole che ti faceva brillare così gli occhi?
E fermi sul ponte, abbracciati. Tremanti e trafelati.
In attesa del futuro.
In questo siamo uguali, io e te, hai detto.
Vero.
In questo sì. Beh, bello.
E poi, il mare.
…
…
…
(by poetella)
(26.08.2010)
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