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Ciò che deve essere detto

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Gunter Grass il premio Nobel per la letteratura, non è gradito ai suoi connazionali tedeschi per il semplice fatto che finalmente ha parlato. Gli era stato detto di tacere dal momento che ogni commento sui piani nucleari di Israele avrebbe potuto  essere tacciato di antisemitismo, ma l’indomabile poeta  ha rotto il silenzio sperando che il suo ultimo poema :  Ciò che deve essere detto”, sarà di incoraggiamento anche per coloro che sino ad ora non hanno avuto il coraggio di parlare e prendere una posizione  nei confronti della politica di Israele.

 

Il poema antibellico di Gunter Grass rappresenta un esempio di quella tendenza che lo storico tedesco definisce “Proiezione esonerante”, vale a dire la relativizzazione dell’Olocausto mediante l’implicita equazione Isrele=Nazismo. La protesta di Grass tiene conto anche  dell’accordo che Germania  ha appena stretto con Israele  per la vendita del sesto sottomarino Dolphin, il che renderà i tedeschi complici di un crimimine ben immaginabile.

 

Per questo Grass ha rotto il silenzio a con quella che lui definisce “ la mia  ultima goccia di inchiostro” evidenziando che queste sarebbero state le sue ultime parole. In questo poema in  il poeta  immagina se stesso nel suo  come un adolescente che sopravvive all’attacco nucleare di Israele nei confronti dell’Iran, ha  scatenato furiose reazioni tanto in Germania quanto in Israele.

 

Il Consiglio centrale ebraico tedesco, per voce del suo presidente  Dieter Graumann, ha detto: il suo è stato definito ”un pamphlet aggressivo”, che demonizza Israele ed affermare  che lo stato ebraico mette  a repentaglio la già fragile pace mondiale — è un atto irresponsabile e capovolge la realtà delle cose. Per il presidente del Consiglio ebraico non è Israele a minacciare la pace, ma l’Iran, il cui regime opprime il suo popolo e finanzia il terrorismo internazionale.

 

Altrettanto dura la risposta  dell’ambasciatore israeliano in Germania, Emmanuel Nahshon, che sulla homepage della rappresentanza diplomatica scrive che fa parte della tradizione europea “accusare gli ebrei di uccisioni rituali nell’imminenza della festa del Pessach. In passato erano i bambini cristiani, con gli ebrei accusati di usare il loro sangue per fare il pane azzimo, oggi e’ il popolo iraniano, che lo Stato ebraico vorrebbe cancellare”. Reazione pesante anche da parte del presidente della Commissione Esteri del Bundestag, Ruprecht Polenz (Cdu), secondo il quale “Grass è un grande scrittore, ma ogni volta che parla di politica ha difficoltà e sbaglia sovente, questa volta ha sbagliato di grosso”.

 

Da qui il divieto: Günter Grass non potrà più entrare nel Paese. Divieto che si basa su una legge che permette di impedire l’accesso in Israele a chi ha aderito al nazismo. E Grass a 17 anni lo aveva fatto. Si allunga, dunque, la lista degli intellettuali non graditi in Israele. Insieme a Grass, infatti, vi sono: Noam CHomsky, Norman Finkelstein, Ivan Prado, Peter Hounam.

 

Grass, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1999, è sempre stato schierato politicamente a sinistra, e si è battuto spesso per la difesa dei diritti umani, nonostante la partecipazione, come volontario dell’esercito nazista, alla II guerra mondiale. Per questo, le sue parole non potevano che essere un invito alla pace.

 

Un sostegno al premio Nobel è invece arrivato dalla Linke, il cui deputato Wolfgang Gehrcke ha spiegato che “Grass ha ragione” ed ha mostrato “il coraggio di dire cose che continuano ad essere taciute”.

 

 

 

QUELLO CHE DEVE ESSERE DETTO - di Günter Grass

 

Perché taccio, passo sotto silenzio troppo a lungo

quanto è palese e si è praticato

in giochi di guerra alla fine dei quali, da sopravvissuti, noi siamo tutt´al più le note a margine.

 

E´ l´affermato diritto al decisivo attacco preventivo che potrebbe cancellare il popolo iraniano soggiogato da un fanfarone e spinto al giubilo organizzato, perché nella sfera di sua competenza si presume

la costruzione di un´atomica.

 

E allora perché mi proibisco

di chiamare per nome l´altro paese,

in cui da anni — anche se coperto da segreto -

si dispone di un crescente potenziale nucleare,

però fuori controllo, perché inaccessibile

a qualsiasi ispezione?

 

Il silenzio di tutti su questo stato di cose,

a cui si è assoggettato il mio silenzio,

lo sento come opprimente menzogna

e inibizione che prospetta punizioni

appena non se ne tenga conto;

il verdetto «antisemitismo» è d´uso corrente.

Ora però, poiché dal mio paese,

di volta in volta toccato da crimini esclusivi

che non hanno paragone e costretto a giustificarsi, di nuovo e per puri scopi commerciali, anche se con lingua svelta la si dichiara «riparazione», dovrebbe essere consegnato a Israele un altro sommergibile, la cui specialità consiste nel poter dirigere annientanti testate là dove

l´esistenza di un´unica bomba atomica non è provata ma vuol essere di forza probatoria come spauracchio, dico quello che deve essere detto.

 

Perché ho taciuto finora?

Perché pensavo che la mia origine,

gravata da una macchia incancellabile,

impedisse di aspettarsi questo dato di fatto

come verità dichiarata dallo Stato d´Israele

al quale sono e voglio restare legato

Perché dico solo adesso,

da vecchio e con l´ultimo inchiostro:

La potenza nucleare di Israele minaccia

la così fragile pace mondiale?

Perché deve essere detto

quello che già domani potrebbe essere troppo tardi; anche perché noi — come tedeschi con sufficienti colpe a carico - potremmo diventare fornitori di un crimine prevedibile, e nessuna delle solite scuse

cancellerebbe la nostra complicità.

 

E lo ammetto: non taccio più

perché dell´ipocrisia dell´Occidente

ne ho fin sopra i capelli; perché è auspicabile

che molti vogliano affrancarsi dal silenzio,

esortino alla rinuncia il promotore

del pericolo riconoscibile e

altrettanto insistano perché

un controllo libero e permanente

del potenziale atomico israeliano

e delle installazioni nucleari iraniane

sia consentito dai governi di entrambi i paesi

tramite un´istanza internazionale.

 

Solo così per tutti, israeliani e palestinesi,

e più ancora, per tutti gli uomini che vivono

ostilmente fianco a fianco in quella

regione occupata dalla follia ci sarà una via d´uscita, e in fin dei conti anche per noi.

 

(Traduzione di Claudio Groff)

 

Antonella Iurilli Duhamel

 

 

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