Lo squillo del telefono.
La sua voce che ti avverte, un improvviso ricovero ospedaliero di tuo padre.
La giacca frettolosamente staccata dalla spalliera della sedia, indossata mentre l’ascensore scende lentamente, troppo lentamente.
La strada, l’auto imbottigliata nel denso e oleoso scorrere del traffico.
Il ticchettio dell’orologio sul cruscotto, che risuona forte, troppo forte.
L’affannosa ricerca di un perimetro vuoto per abbandonare l’auto.
L’ospedale, le sue mura e i suoi corridoi, rampe di scale, poi il reparto.
Lui sdraiato nel letto, il viso segnato dal dolore, al suo fianco lei, la sua compagna, che solleva uno sguardo interrogativo, ansioso.
Un breve ragguaglio, poi senti il suono della tua voce che esclama:
- Voglio parlare con un medico!
L’attesa, entrambi seduti in un corridoio a guardare le lancette dell’orologio, appeso al muro, che scorrono lentamente, molto lentamente.
Due medici che si avvicinano.
Parole che iniziano a scorrere, domande, richieste di chiarimenti.
- È urgente. Occorre prolungare il by-pass, l’arteria è dilatata, non regge. Prepariamolo, occorre operare subito.
Senti la voce del medico che spiega a tuo padre la situazione. Vorresti metterti a urlare, sorridi con sicurezza mentre gli dici qualche parola, sì è necessario, vedrai andrà tutto bene. E sull’eco di queste parole ti senti scoppiare dentro.
Andirivieni d’infermieri nella camera, una rapida preparazione del paziente, poi il letto che scivola silenziosamente nei corridoi.
Tu che lo accompagni con una traccia di sorriso stampata sul viso, mentre osservi i suoi occhi e quella singolare cuffia che porta sul capo.
Un breve saluto dinanzi alla porta delle sale operatorie, è forte e intenso, pensi, può essere l’ultima volta, e in cuor tuo t’auguri non possa mai esserlo.
Guardi l’ora, le 21.45. Una fila di sedili disposta lungo il muro, ti siedi, e quel sedile diventa il tuo lento divenire.
Osservi la tua figura riflessa sulla finestra che hai di fronte, ti sembra un manichino smesso.
Chiudi gli occhi mentre ti raggiunge la sua compagna e si siede al tuo fianco.
Senti il dilatarsi del tempo e l’odore della notte che entra dentro di te.
Senti rumore di passi nel corridoio, infermieri al cambio turno.
Ti alzi, cammini nel corridoio, guardi l’ora, le 2.10, il corridoio è muto, assente. Mentre ti sposti improvviso nella tua mente percepisci, forte e chiaro, il richiamo biblico:
Sentinella, a che punto è la notte?
- Blog di Rinaldo Ambrosia
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