Scritto da © poetella - Lun, 29/11/2010 - 16:50
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Che poi mica lo so come mai
che quando svolto, giù per quella via larga
dietro l’angolo,
(come un affluente nel grande fiume la stradetta sotto casa)
quando svolto e mi si spalanca il cielo,
affamati questi miei occhi,
e quei cinque pini in fila, lontano(vecchi che ancora sognano)
stagliati neri contro il chiarore
di prima mattina
- e guarda quelle nuvole bianche segnate di luce -
Quando svolto e alzo gli occhi, che non posso,
proprio non posso farne a meno,
ecco. Mi trasmigra l’anima. Un’evaporazione.
Vero! Un’aspirazione all’immenso,
(quasi mi stacco da terra. Va bene, no. Ma)
un’elevazione e via tutte le colpe del mondo. E le mie.
Uno svuotamento. Un riversamento di stupore.
Non lo so come mai. E cammino veloce.
Sempre così. Quest’aria così leggera. Così dolce.
Ah, queste ultime mattine di Novembre
tra una pioggia e l’altra.
Finito il gocciolio
di malumori. Terse. Chissà per quanto.
Che non serve neanche scorgere qualche volo,
gabbiani o cosa, non so, piccioni. Stormi migranti.
Che poi anche meglio se ci sono,
ma davvero non serve.
È tutto così mio, tutto così possibile. Disponibile.
Sembra, almeno. Siamo inclini ai sogni.
Non mi stupisco, con questo cielo,
non mi stupisce per niente,
improvviso, sul display del telefono, il tuo nome bello.
E la tua voce che scocca fresca come l’arcobaleno.
…
…
…
(by poetella)
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